Dopo l’assemblea “Incontriamoci per Racalmuto”, Gaetano Savatteri, coordinatore dell’iniziativa, sottolinea quanto è venuto fuori dal confronto pubblico: “Emergono energie che vanno coinvolte nella vita sociale e amministrativa del paese”
Se un marziano fosse sceso una settimana fa nel teatro di Racalmuto, avrebbe ricavato un’immagine insolita del nostro mondo: alcune centinaia di persone, donne e uomini, che parlavano e discutevano dei problemi, delle possibili soluzioni, delle speranze e dei sogni di una comunità siciliana della provincia di Agrigento.
Al marziano qualcuno avrebbe forse spiegato che questa si chiama democrazia, politica, bene pubblico. E il marziano se ne sarebbe tornato sul suo pianeta confortato dall’idea che ci sono posti su questa Terra in cui la gente si appassiona non solo al proprio destino personale, ma anche al destino collettivo, alle cose da poter fare e da fare.
Certo, qualcuno avrebbe dovuto dirgli – citando uno scrittore che non sappiamo se è conosciuto anche su Marte – che «Racalmuto è un paese straordinario». Il marziano non avrebbe mai saputo che Racalmuto soffre di problemi, alcuni grandi e altri piccoli, simili a quelli di altri paesi dell’interno della Sicilia. Ma sicuramente, il marziano avrebbe percepito una vitalità, un’energia e una speranza forti e vibranti.
L’assemblea pubblica del 7 febbraio «Incontriamoci per Racalmuto» che si è svolta nel teatro, luogo di passioni civiche fin dalla sua nascita, ha espresso l’aspetto più identitario di Racalmuto: l’ostinata e tenace vocazione a confrontarsi, a scontrarsi, a polemizzare e a ragionare. Se Racalmuto è ribattezzato anche “il paese della ragione”, un motivo ci sarà.
Da coordinatore dell’incontro, secondo me un bel momento di democrazia partecipata, mi è rimasta la sensazione di un’effervescenza di energia, espressa da generazioni differenti, che chiede solo di essere raccolta e indirizzata. Non si tratta di costituire un partito, di formare una coalizione o di individuare candidati per le prossime elezioni amministrative. Ma di non ignorare queste energie.
Se è bastata l’iniziativa di un’associazione come “Casa Sciascia” per mettere insieme tante persone e affrontare, sia pure disordinatamente, alcuni dei nodi della vita sociale di Racalmuto, coinvolgendo donne e uomini, giovani e anziani, disposti a “metterci la faccia”, come dice il sindaco uscente Vincenzo Maniglia; se è stato possibile ascoltare le esperienze dei sindaci e vicesindaci di Grotte, Mussomeli, Sambuca di Sicilia, è un peccato che alla prossima consultazione elettorale amministrativa queste energie positive non vengano prese in considerazione e non siano coinvolte, in varie forme, nella vita pubblica del paese per arrivare a un metodo condiviso di vita amministrativa. Scelte, opzioni, decisioni dovrebbero tener conto dei suggerimenti, delle osservazioni e delle risorse umane emerse nell’incontro del 7 febbraio.
Chi vorrà candidarsi o ricandidarsi alla guida del paese, dovrebbe tenere conto di queste forze e cercare sostegni e idee al di fuori del recinto dei “soliti noti” che a volte si limitano soltanto a costruire alchimie elettorali o pacchetti di mischia che si esauriscono dentro le urne e che, all’indomani del voto, non apportano più alcun contributo alla vita di un paese che avrebbe bisogno di fantasia, immaginazione e vasti orizzonti per affrontare il futuro. Questo paese già esiste: e lo ha dimostrato.