Fondato a Racalmuto nel 1980

La poetessa che ”voleva ritornar bambina”

Eugenia Elvira Ambrosini. Nessuna via ne ricorda il nome, neanche a Favara sua città natale

Ester Rizzo

Eugenia Elvira Ambrosini, scrittrice e poetessa, era nata a Favara nel 1899 in seno ad una famiglia di illustri giuristi. Il padre si chiamava Giovanni Battista e la madre Carmela Lentini. Nonostante a quei tempi venisse considerata per una donna più che sufficiente un’istruzione elementare, Eugenia conseguì ben due lauree negli atenei romani: una presso la Facoltà di Magistero e un’altra in Scienze fisiche e naturali. Dopo gli studi si sposò con il medico Francesco Turturici di Caltabellotta e in quel piccolo paesino si traferì per un breve periodo. Varie furono le sue residenze: prima Agrigento, poi Roma e in seguito, definitivamente, Palermo.

Pur essendo un’imprenditrice del settore oleario, si dedicava con amore e passione alla scrittura e talvolta anche alla pittura. La sua prosa esprime ed esalta emozioni e stati d’animo, mettendo in rilievo una grande fede nella vita e la sacralità della memoria. Frequentò il Collegio Granata di Agrigento e fu allieva di Pirandello. Si narra che il grande drammaturgo si emozionò alla lettura del testo che Eugenia Elvira aveva scritto per l’ammissione alla Facoltà di Magistero.

Lei, invece, così scrisse di Pirandello: ”Lo vedo ancora nella sua cattedra, distaccato e pur vicino, con quegli occhi profondi, penetranti, fra l’ironico e il bonario, con quel sorriso non affiorato che si nasconde in una piega amara per non svelarsi. La testa infossata sulle spalle, quasi per accogliere meglio la personalità complessa”.

Tra i suoi scritti ricordiamo “Dall’albero della Solitudine” e “la Rosa del Deserto”.

Maria Grazia Ambrosini, tracciando il profilo di Eugenia Elvira Ambrosini nel Dizionario biografico “Le siciliane” curato da Marinella Fiume,  scrive: “ i suoi scritti sono il frutto maturo e inatteso di una personalità sorprendentemente fresca, che non indulge a mode letterarie. Vi si avvertono il desiderio di candore di fronte alla bruttezza della vita ma anche la consapevolezza della fine dei sogni”.

Riportiamo un verso che racchiude la sua poetica: “Voglio ritornar bambina/voglio ritrovarmi tra i cespugli e i rovi/ correre ancora dietro la mia farfalla/libera, felice/ma ora, triste risveglio senza sogni/ la mia farfalla dalle ali stanche/ via è fuggita. La rosa del deserto è invece dedicato all’amatissimo nipote Ermanno Squadrilli che allevò e crebbe come un figlio.

Eugenia Elvira aveva un carattere fiero e determinato e non mancò di rimproverare lo scrittore, suo coevo e conterraneo, Leonardo Sciascia, colpevole di aver dimenticato il valore del sacrificio delle donne dei loro tempi. Lei, invece, lo evidenziava, era la voce di tante donne nell’ombra.

Fu insignita della Targa dell’Associazione Scrittori ed artisti. E’ morta a Palermo il 7 Novembre del 1997 all’età di novantotto anni. Nessuna via ne ricorda il nome neanche nella sua città natale.

Condividi articolo:

spot_img

Block title

Sciascia, i luoghi degli scrittori e il recupero della memoria

Ieri a Piazza Armerina è stato ricordato lo scrittore siciliano attraverso il libro "Dalle parti di Leonardo Sciascia". Dibattito sull'importanza dell'identità e della memoria anche attraverso le pagine degli scrittori. 

“Premio nazionale Agrigento – Leonardo Sciascia”

Oggi la cerimonia di consegna nella Sala Convegni della Camera di Commercio di Agrigento. I premiati.

La morte di Sciascia e quella frase anonima sui muri di Racalmuto

L'ANNIVERSARIO Trentacinque anni senza lo scrittore, malgrado tutto

Per Leonardo Sciascia, 35 anni dopo

"La morte è terribile non per il non esserci più ma, al contrario, per l'esserci ancora e in balìa dei mutevoli ricordi, dei mutevoli pensieri di coloro che restavano".