Tratto dall’omonimo libro della scrittrice Ester Rizzo, il musical di Marco Savatteri è andato in scena al Teatro Pirandello di Agrigento
Che il regista agrigentino Marco Savatteri sia vulcanico e geniale è un fatto certamente assodato. L’autore teatrale di Camicette bianche, tratto dall’omonimo libro della scrittrice Ester Rizzo, continua a registrare incessantemente successi di pubblico.
Lo conferma lo spettacolo andato in scena la sera dell’otto marzo, in occasione della giornata internazionale della donna, al teatro Pirandello di Agrigento, serata in cui Savatteri ha confermato tutta la sua valenza. Probabilmente risulterebbe necessario scavare nel suo genoma per comprendere bene le ragioni di tanto talento.
Come molti agrigentini il nostro regista non è comunque “giurgintano” purosangue. Dalla parte di mamma, Giovanna Lauricella, è per metà di chiare origini grottesi, mentre la famiglia del papà Giovanni era in parte originaria di Sant’Alessio, provincia di Messina.
Marco Savatteri è fratello di Beppe, ottimo dentista, nonché provetto chitarrista. Mentre Fausto è l’altro suo germano, noto musicista nonché produttore di concerti; sua l’organizzazione dei Festivalle anche questi un grande successo agrigentino.
Insomma qualcosa di magico nei cromosomi dei Savatteri ci sarà. Come dicono gli americani D.N.A no water. Proprio quella America raccontata da Marco nelle sue numerose evoluzioni di “Camicette bianche”. La triste storia della nostra emigrazione, delle affollate traversate oceaniche. Le navi colme di valige di cartone strette con uno spago che lega gli affetti. L’ottimismo della terra promessa “la Merica” di chi sostava a prua, e la nostalgia di chi viaggiando a poppa, dalla parte opposta, guardava tristemente la patria scomparire.
La notte a pregare, il giorno a cantare per quasi un mese di viaggio. La fuga da una terra che bruciava verso un’altra che, chiaroveggentemente, avrebbe bruciato di più. “Né con te, né senza di te”. Un viaggio duro e doloroso durante il quale bisognava darsi coraggio, tirare fuori i denti, vedi le parole della canzone Malarazza di Modugno, filo conduttore del musical di Savatteri. “Lu piniu di l’emigranti” avrebbe detto il poeta di Racalmuto Eugenio Napoleone Messana.
Bruciava dunque la terra, e il fuoco era in entrambi le parti; come quello che il 25 marzo del 1911 uccise centoventisei operaie, fra le quali trentotto italiane, nell’incendio della Triangle Waist di New York, la fabbrica delle “camicette bianche”.
Ottimo il nutrito cast dei giovani attori fra i quali la cantante partenopea Cristina Mazzaccaro. Da segnalare l’emergente bella attrice di Grotte Ilaria Conte, di papà racalmutese, che ha incantato nelle vesti di Rosa sorella di Clotilde.
Quella dell’otto marzo è la mia quinta volta di “Camicette” e come tutte le altre sono uscito commosso ed emozionato. Una bella serata di teatro di altissimo livello. Insomma per me assistere al musical “Camicette bianche” di Marco Savatteri è come andare a Roma, puoi tornarci mille volte e la troverai sempre più bella.