Dopo la proposta del dottor Salvatore Filippo Vitello, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma, interviene Francesco Pira, professore di sociologia all’Università di Messina.
C’è una citazione molto bella di Martin Luther King che recita: “Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni” e ad essere combattuta deve essere proprio l’indifferenza.
Continuamente si verificano casi di violenza e i media ci restituiscono il numero delle vittime. La violenza avviene sia nel mondo virtuale che in quello reale.
Episodi che non si fermano e sono davvero tantissime le storie di soprusi, di prevaricazione, di furti, di rapine, di bullismo e di distruzione delle persone e delle cose. Situazioni difficili e complesse che mostrano il volto di una deriva allarmante. Gli esperti sono preoccupati e chiedono supporto alle istituzioni. La scuola è la prima istituzione pubblica in cui si verificano violenze inspiegabili.
Nella nostra Sicilia città come Palermo, Catania, Caltanissetta, Agrigento, e molte altre, presentano i risultati di tante vicende legate alla criminalità minorile. Numerose Baby gang che non hanno paura di fare del male ad altri giovani o agli adulti. Bande che agiscono indisturbate, picchiano e filmano le loro vittime. I video registrati vengono pubblicati sui social e inviati tramite messaggeria veloce.
Il covid ha creato enormi vuoti nella vita dei giovani e le loro famiglie hanno subito un peggioramento delle condizioni economiche e sociali. I dubbi e i disagi psicologici si sono aggravati anche a causa del conflitto russo-ucraino, perché sono venute meno le sicurezze e si sono acuite le forme di disagio psicologico. Basti pensare ad alcune storie drammatiche. A Bagheria una giovane diciassettenne ha ucciso la madre, un’ insegnante molto stimata. A Caltanissetta due quindicenni sono stati arrestati dalle forze dell’ordine per aver sequestrato in un garage e malmenato per un’ora e mezza un tredicenne, minacciandolo di morte e versandogli addosso acqua intrisa di olio per motori. È successo che ad Agrigento il piazzale San Leone è diventato il palcoscenico di risse aggressive.
Ma non solo. Un recente articolo del Giornale di Sicilia parla di una notte agghiacciante nell’area della movida di Agrigento. Un gruppo di giovanissimi hanno dato vita ad una rissa. Nel video diffuso in rete appaiono ragazzi colpiti continuamente e svenuti a terra.
La Sicilia presenta percentuali altissime in merito agli atti di bullismo e cyberbullismo. L’Osservatorio Indifesa 2024 ha condotto un’indagine realizzata da Terre des Hommes, insieme a OneDay e alla community di ScuolaZoo, che ha coinvolto oltre 4.000 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 26 anni. “Il 65% dei giovani dichiara di essere stato vittima di violenza e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyber bullismo”. Le conseguenze sottolinea l’Osservatorio Indifesa sono: la perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri.
Cosa bisogna fare? Occorre fermare queste derive e dar vita a nuovi processi educativi. I nostri ragazzi devono capire che vivere nella società civile non è come vivere all’interno di un video gioco o di una piattaforma virtuale. Serve l’impegno di tutti gli attori della società per invertire la rotta. Occorre formare i genitori e realizzare nelle scuole un percorso di educazione ai sentimenti e al rispetto per gli altri. I giovani hanno bisogno di essere supportati e aiutati. La scuola deve far fronte alla dispersione scolastica, attraverso progetti di inclusione e progetti per il tempo libero.
Non basta indignarsi o lamentarsi dopo un caso di cronaca. Non possiamo celebrare alcune date e poi far finta che i problemi non esistano. Bisogna lottare contro chi limita la libertà altrui, contro chi viola il corpo, il cuore e l’anima di una persona. Le nuove generazioni devono avere figure di riferimento che sappiano guidarli e devono vivere in ambienti sereni e positivi.
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Francesco Pira
Professore di Sociologia Università di Messina
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