Un tuffo negli anni ’60, quando il dancing la “Nassa” divenne una specie di Bussola, e le Terme una piccola Versilia
Nascevano storie d’amore a iosa alla “Nassa”. Fu così che agli albori degli anni Sessanta i giovani universitari di Sciacca battezzarono quel magnifico dancing all’aperto. Nassa, come l’attrezzo usato per pescare le aragoste. Già, proprio le aragoste: nel caso in cui qualcuno avesse dubitato che quel posto sarebbe stato per molti ma non certo per tutti. E, d’altra parte, durante le serate estive, gli stessi giovani figli dei pescatori, quelli che le nasse le sapevano usare, restavano fuori dai cancelli che delimitavano quel luogo magico. Non che bramassero per entrarvi, intendiamoci. Ma andavano lo stesso, sia per condividere l’ascolto della musica, sia per respirare la stessa aria dei ragazzi della Sciacca bene. Era quella la loro “livella”, sicuramente assai preferibile all’ambientazione funerea che Totò aveva dato alla sua splendida poesia.
La Nassa vide la luce all’interno del giardino delle Terme. Profumi di zagare e piogge di aghi di pino conferivano a quel luogo un fascino del tutto particolare. La gioventù borghese saccense elesse in breve tempo la Nassa a luogo di ritrovo privilegiato. Un bar, dei tavolini all’aperto, delle luci soffuse, un’orchestra et voilà: l’intrattenimento era servito. E sin dal primo anno quelle serate furono un successo. Il riposo dalle fatiche universitarie aveva già avuto il migliore dei compimenti possibili.
Per Sciacca fu l’inizio di un periodo d’oro. E, come succede spesso, si pensò subito di crescere. L’orchestra locale cominciò a stare stretta. E così la Nassa divenne una specie di Bussola, e le Terme una piccola Versilia. I cantanti più in voga raggiunsero Sciacca per esibirsi in concerto: da Iva Zanicchi a Fausto Leali, da Jimmy Fontana a Rocky Roberts.
Nascevano storie d’amore a iosa alla Nassa. Una di queste irruppe tra le zagare e gli aghi di pino durante un concerto di Don Backy. Il bassista della sua band, un adone lombardo, s’innamorò di una bellissima mora del luogo, da lui intravista tra il pubblico. Si sposarono, ebbero dei figli, oggi sono nonni.
Ma come tutte le cose straordinarie anche la storia della Nassa qualche anno dopo finì. La gioventù borghese che l’aveva fatta nascere era cresciuta. Non erano più studenti. No, adesso erano diventati avvocati, medici, farmacisti. Il Sessantotto era alle porte, e la nuova gioventù aveva idee ben più rivoluzionarie che mettere assieme dei tavolini all’aperto e ballare sulle note di qualche canzonetta.
Sciacca si apprestava a cambiare pelle. Altre storie d’amore, naturalmente, avrebbero visto la luce. Ma non sarebbe successo più alla Nassa.