Fondato a Racalmuto nel 1980

“L’opera di un versatile irriverente”

ANTEPRIMA Giovanni Salvo, il poeta che tanti versi rovescia su vizi e virtù dei suoi concittadini di Racalmuto, pubblica per le nuovissime edizioni di “Casa Sciascia” una raccolta di poesia e un testo dal titolo “Vuci e risunanza”. Il commento di Felice Cavallaro

L’affermazione di identità, dal singolo individuo a un intero popolo, passa dalla lingua, come spiegavano Ignazio Buttitta il poeta, Camillieri il narratore, Sciascia con cicche, ironie e punture di spillo capaci di trasformare la parola nella punta di una spada.

Su questo solco si inserisce l’opera di un versatile, spesso irriverente, rimatore come Giovanni Salvo che con i suoi versi vola e approda nei labirinti e nella coscienza di una comunità alla quale dona un codice e una bussola, soprattutto alla ricerca di un possibile riscatto sociale.

Impertinente ma non irritante, mai arrogante o insolente, la spada di Giovanni Salvo luccica come un fioretto anche se talvolta ha l’effetto di una scudisciata.

Asciutta e profonda, tagliente e schietta, la sua lingua. Come dovrebbe essere sempre il dialogo all’interno di una comunità dove, invece, spesso prevale il tornaconto, l’adattamento, l’assestarsi di qua e di là, calcolando la convenienza al posto di un ideale o di una semplice naturale ovvia idea di bene collettivo.

Potenti, i versi del poeta salgono tutti in alto. Come le bolle di Saba, ma senza che nessuna cada giù o che esploda prima di avere illuminato un pensiero, una riflessione, un’emozione.

L’omaggio a Racalmuto diventa così lode alla metafora di un intero Paese. Proprio come accadeva a Sciascia di cui scopriamo l’influenza nella trama di un racconto sviluppato in questo bel testo di “Vuci e risunanza”.

Una raccolta nata all’interno di “Casa Sciascia”, cioè di quel cenacolo sempre più strutturato per fare echeggiare voci e risonanze. Per contribuire al racconto e alla storia di un paese che, forse, non sarà mai il paese della ragione, ma certamente popolato da tanti che vorrebbero potere ragionare. Ecco la direttrice che sembra volere indicare il poeta. Con un volume che non è solo una raccolta di poesia. Ma una torcia accesa nel groviglio del tempo che ci è dato di vivere.

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