Nel decennale della morte e nel centenario della nascita il ricordo di un illustre figlio di Agrigento. “Una personalità ricca, complessa e per molti aspetti straordinaria dal momento che è difficile constatare la coesistenza in una stessa persona di studioso, critico, narratore ed insieme operatore culturale, organizzatore e uomo politico”
La narrativa e la stessa saggistica costituiscono già un documento ed una testimonianza delle vicende biografiche e degli studi di Enzo Lauretta, una personalità ricca, complessa e per molti aspetti straordinaria dal momento che è difficile constatare la coesistenza in una stessa persona di studioso, critico, narratore ed insieme operatore culturale, organizzatore e uomo politico.
Lauretta era nato a Pachino, cittadina in provincia di Siracusa, ampiamente presente nella Piccola spiaggia, la sera del 18 marzo 1924. La tragedia che lo colpì (un fratello più grande di lui perì annegato assieme ad altri due giovani) spinse la famiglia a lasciare Pachino per Siracusa prima, quindi per Lentini e infine per Agrigento, dove trovò definitiva sistemazione.
Il piccolo Enzo, vivacissimo oltre la media, crebbe fra queste peregrinazioni, completando gli studi al Liceo Ginnasio “Empedocle” di Agrigento. Il suo carattere, il suo temperamento, le sue avventure, la sua grande passione per il teatro dei burattini, sono tutte narrate nella Piccola spiaggia che, sotto questo aspetto, costituisce il romanzo più autobiografico ma anche la testimonianza della crescita e della formazione dallo stato infantile e adolescenziale fino alla prima giovinezza.
Ad Agrigento lo riprese la nativa inclinazione al teatro. C’era una sala nella parrocchia della Cattedrale, dove si esibivano giovani e adulti in compagnie rigorosamente maschili. La “Pastorale”, il pezzo forte che rendeva gli interpreti popolarissimi nel quartiere, è mirabilmente descritta in un capitolo de La sposa era bellissima.
Enzo Lauretta sentiva imperiosa la vocazione alla scrittura, specie quella teatrale: preparava copioni per la sua compagnia di cui era attore e regista, ma si dedicava anche alla composizione di poesie che sono più che altro esercitazioni metriche, mentre scriveva uno o due racconti lunghi che chiamava pomposamente “romanzi”.
Dopo lo sbarco alleato del Luglio 1943, continuò la fervida attività nell’ambito cattolico, fondando una compagnia teatrale, il complesso artistico “Melograno”, che metteva in scena, tra l’altro, una sua commedia Contro la bufera, replicata in provincia e per le forze armate.
Agrigento era in quel tempo un ribollire di attività: Lauretta fondava il quindicinale Me n’impipo che dirigeva e stampava a Palermo dove intanto studiava Lettere, partecipava alle adunanze dei boy-scout, fondava Gioventù studentesca e s’iscriveva alla Democrazia Cristiana, su consiglio di don Angelo Ginex e dell’Avv. Salvatore Scifo. Presto divenne Delegato Provinciale e vice Delegato Regionale dei Gruppi Giovanili e membro della Consulta con Giulio Andreotti.
Quest’attività non rallentava i suoi studi universitari: la scoperta dell’Opera pirandelliana lo portò a scegliere una tesi sull’umanità e l’irreligiosità dello scrittore agrigentino, discutendo la quale si laureò in lettere con il massimo dei voti il 27 giugno 1947. Quattro anni dopo si laureava in giurisprudenza. Indeciso se fare il professore o l’avvocato, preferì la via dell’insegnamento, impegnandosi in una fervida attività didattica, senza lasciarsi però distogliere dal concomitante impegno pubblico.
Nel 1947, anno della laurea in lettere, si trovava a capo della corrente cristiana nella Camera Confederale del Lavoro e, dopo l’attentato a Togliatti, Giulio Pastore gli affidava la segreteria provinciale dei Liberi Sindacati, mentre il Vescovo Peruzzo gli assegnava le ACLI di cui divenne Presidente Provinciale e quindi Consigliere Nazionale. Intanto nel ‘52 si presentava alle elezioni amministrative, eletto entrava nella Giunta Altieri con l’incarico di Assessore al Turismo e Delegato a presiedere la locale Azienda comunale per il Turismo. Si dedicava a nuove iniziative come la prima Estate a San Leone, la fondazione della squadra Akragas e, assieme a Ugo Re Capriata, del Gruppo folcloristico Val d’Akragas. Assumeva anche la guida della Sagra del Mandorlo in fiore, dandole dimensione nazionale prima e internazionale poi lanciando il primo festival internazionale del Folklore.
Nel giugno 1956 venne eletto Sindaco di Agrigento, carica che ricoprì con straordinario impegno. Subito dopo veniva nominato Presidente dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo e poi Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, carica che ricoprì fino al febbraio 1966, imprimendo un rinnovato ritmo alla politica turistica della Provincia e alla Sagra del Mandorlo in fiore che si arricchì di numerose iniziative non solo folcloristiche ma anche sportive, musicali e culturali fra le quali due edizioni (1964 e 1965) del Premio Cinema-Narrativa in cui vennero premiati con la Demetra d’oro (riproduzione del busto fittile della dea) rispettivamente il regista Luigi Comencini per La ragazza di Bube, tratto dall’omonimo romanzo di Cassola, e Francesco Maselli per Gli indifferenti, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia..
Nel 1967 fondò il Centro Nazionale di Studi Pirandelliani, rilanciando con organicità la critica pirandelliana, realizzando una fortunata serie di Convegni internazionali, incontri e seminari in Italia e all’estero pubblicando decine di volumi di atti e dì critica che hanno rinnovato dal profondo le ricerche sull’opera di Luigi Pirandello. Riprendendo, poi, una vecchia iniziativa nata all’interno della Sagra del mandorlo in fiore e realizzata per due edizioni, fondò nel 1978 il Centro di ricerca per la narrativa e il cinema e, nel suo ambito, l’Efebo d’oro, uno dei premi cinematografici più originali e prestigiosi del nostro Paese.
Dopo aver vinto il Concorso a cattedra di Italiano e Storia, superò anche quello a Preside dell’Istituzione classica, divenendo Capo d’Istituto al Magistrale di Ribera prima e poi al Liceo Classico “Ugo Foscolo” di Canicattì. Con l’Editore G.B. Palumbo, che lo stimava ricambiato, pubblicò due testi di educazione civica mentre l’incontro con Ugo e Giancarla Mursia lo spinse a passare con decisione ad una notevole attività critica, scolastica e finalmente ad una ripresa di contatto con la Narrativa di cui aveva, soltanto nel 1952, pubblicato un volume di racconti con l’editore Gastaldi. Il periodo tra il ’70 e il ’90 del secolo scorso fu fecondo di opere, arricchito anche dall’incontro con Vallecchi che gli pubblicò tre romanzi, tra cui La sposa era bellissima, trasformato in film da una coproduzione italo-ungherese.
Ritornò in politica a fare l’Amministratore alla Provincia con la carica di Assessore alla Cultura: durante questo periodo lanciò una originale iniziativa che premiava un libro del ‘900 italiano, importante ma dimenticato. Dopo tale esperienza amministrativa, ritornò ad occuparsi a tempo pieno alla sua creatura prediletta, il Centro Nazionale Studi Pirandelliani con l’organizzazione dei Convegni internazionali sull’opera del drammaturgo agrigentino, e alla narrativa producendo ben quattro romanzi.
Nella sua storia personale letteraria, scopriamo che Lauretta è uno scrittore abbastanza precoce. Giovanissimo, infatti, s’è provato nell’arte dello scrivere producendo poesie, novelle e commedie che componeva per la sua filodrammatica. Attivista dell’Azione cattolica, ha esercitato una entusiastica militanza giornalistica, collaborando al giornale diocesano “Sentinella Agrigentina”, divenuto poi “L’amico del popolo”. La maggior parte della sua produzione giovanile è inedita, ma ha pubblicato presso l’editore Gastaldi di Milano, nei primi anni Cinquanta, due commedie intitolate Contro la bufera e Crepuscolo e una raccolta di novelle I sogni degli altri. Si nota in queste prime prove una mano che sa usare i mezzi di una scrittura sicura e capace di scandagliare la realtà in tutte le sue forme, tra le quali la fantasia dell’artista si muove agile, curiosa e attenta a combinare dati e situazioni.
Si tratta di una narrativa di ampio respiro coi suoi temi prediletti: la memoria, l’educazione sentimentale, il viaggio, la donna, i personaggi maschili, i giovani; la fede (da fervente cattolico) e la politica; i sogni e i trucchi dell’anima, espressi con stile sicuro e profondità di parola, sempre attenta e sorvegliata. La materia del narrare di Lauretta è percorsa tutta dall’adesione solidale da parte sua all’afflitta umanità di cui è intrisa. Non ci sono eroi in quell’umanità, ma uomini di tutti i giorni colti dal bel mezzo di un’attività frenetica di una vita oppressa dai tanti problemi e catapultati nella pagina scritta più vivificati che mai in una esistenza composta nei suoi quotidiani disparati aspetti. In tutte le opere di Lauretta, la scrittura è fluida e avvincente nella ricchezza delle psicologie e dei casi umani che rappresenta con la sua capacità abituale di fine conoscitore dell’animo umano; ma spesso il racconto si fa metafora, allusione, simbolo di una specie di resa dei conti con la vita una volta giunti al capolinea.
Molto nutrita la produzione scolastica con commenti, testi di educazione civica e di avviamento ai concorsi e, soprattutto, di un notevole Compendio storico della letteratura italiana. Frutto della sua attività di educatore e docente di lettere, attento sempre alle esigenze degli allievi, alla loro personalità e formazione, non senza il proposito di coltivarne il gusto e la sensibilità, i suoi testi, corredati da un esauriente apparato critico e riferimenti all’autore, si distinguono per la chiarezza di esposizione e l’acutezza delle intuizioni critiche.
Gli calza alla perfezione il pensiero dello storico antico Diodoro Siculo da Agira, espresso nel libro I della Biblioteca storica: “Tutti gli uomini, per la fragilità della loro natura, vivono una brevissima porzione dell’eternità e per tutto il resto del tempo giacciono morti; ma mentre nel caso di quanti nella loro esistenza non hanno compiuto azioni degne di lode tutto ciò che concerne la loro vita perisce insieme ai loro corpi, nel caso di coloro che in forza della propria virtù si sono rassicurati la gloria, le imprese sono ricordate per sempre, poiché è la divina voce della storia a darne annuncio perenne”.
Non sarà mai abbastanza il rammarico della Città di Agrigento di aver perduto per sempre un Uomo di quella fatta, un suo così illustre figlio.
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Stefano Milioto
Presidente Emerito Centro Nazionale Studi Pirandelliani
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In occasione del decennale della morte (Agrigento 6 agosto 2014) e del centenario della nascita (Pachino 19 marzo 1924), di Enzo Lauretta sono in programma iniziative editoriali come un “Ritratto di Enzo Lauretta”, monografia a cura di Stefano Milioto, già pubblicato, e, in autunno, convegni per ricordarlo adeguatamente ad Agrigento, sua città di adozione.
L’appassionata esistenza di Enzo Lauretta. Le foto di Angelo Pitrone
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