Sciacca, una commovente storia legata ai festeggiamenti della Patrona, che si svolgono ogni anno il 15 agosto e il 2 febbraio
Accursio, Accursia. Chi si chiama così è sicuramente sciacchitano. E se non è sciacchitano, ne è senz’altro un discendente. E’ il nome che indica la devozione alla Madonna del Soccorso. Chi si chiama così l’onomastico lo compie due volte: il 2 febbraio e il 15 agosto. Sì, ma: che c’entra Accursio con Soccorso? Niente di che, magari solo affinità linguistica. Si chiamava Accursio il pescatore che la mattina della vigilia di ferragosto del 1960 alle 7 in punto si presentò dall’arciprete. A piedi scalzi, con indosso la maglietta blu, ottenne udienza. “Parrì, mi facìssi puttàri ‘a Marònna”.
Non era la prima volta che faceva quella richiesta. Anzi: nell’ultimo decennio l’aveva fatta 20 volte: una a febbraio, l’altra ad agosto. Richiesta sempre respinta. Accursio era gracilino, mingherlino, bassino. Ad aggravare il tutto c’era l’età, che adesso era avanzata. Negli ultimi dieci anni erano cambiati tre arcipreti. Nessuno di loro gli mancò mai di rispetto. Anche quella mattina fu così. “Accursio, ormai la squadra dei portatori della Madonna è completa. Vediamo la prossima volta”. Già, la prossima volta. Accursio non era stupido. Lui lo sapeva che in realtà non volevano accoglierlo. “Parrì, ‘u scacciàmu”, disse una volta Luigi, il capo timoniere. Accursio non disperava. Ma quella mattina scoppiò in lacrime. “Chissa è l’urtima occasioni”, disse all’arciprete. Che, sorpreso, usò il tono scherzoso: “Ma che dici, Accursio?” “Sì, sì, chissa è l’urtima”.
Furono le parole che disse prima di guadagnare l’uscita. Lasciando don Andrea pensieroso. Solo un minuto, prima di prepararsi per andare a celebrare la Quindicina, le celebrazioni quotidiane di avvicinamento alla Processione. Ma il pensiero di Accursio, disperato, non abbandonò il prete per tutto il giorno. La notte don Andrea sognò la Madonna del Soccorso. Che parlava con la voce di Accursio: “Chissa è l’urtima occasioni”. Al risveglio l’arciprete ne fu scosso. Chiamò Mario, il sagrestano. “Vai a casa di Accursio, digli che venga”.
Alla Processione Accursio fu in prima fila. A malapena la sua spalla toccava una delle due travi che sostengono le otto tonnellate di peso della Patrona. Ma era felice lo stesso. Pur sapendo che il suo contributo al cammino della Vara era infinitesimale. E alla fine della processione, dentro la Chiesa, fu festeggiato anche lui da tutti i marinai.
Due giorni dopo don Andrea celebrò i funerali di Accursio. Se n’era andato di notte, nel sonno. Al suo funerale c’erano tutti i pescatori di Sciacca. Don Andrea non disse nulla del suo sogno la notte prima di Ferragosto. Non riuscì a trattenere una lacrima quando lesse la preghiera di devozione dei fedeli di Sciacca alla Madonna del Soccorso.