Fondato a Racalmuto nel 1980

Il “ritorno” di Pippo Bonanno a Racalmuto

ARTE Domani alle 11 la cerimonia di donazione al Comune dell’opera Unicuique suum del celebre pittore palermitano scomparso nel 2017. Trentacinque anni fa la sua mostra nel paese dove riscoprì le sue radici. Il figlio Giusto Bonanno: “Questo legame mi rende felice e onorato, anche come pittore, nel voler continuare quel legame instaurato da mio padre”

Pippo Bonanno, Unicuique suum, 1989

Unicuique suum“, l’opera di Pippo Bonanno torna a Racalmuto. A ciascuno il suo. E da domani mattina sarà visibile presso la stanza del sindaco di Racalmuto, così com’era quando il pittore palermitano, con radici a Racalmuto, lo donò alla città di Sciascia.

L’opera è proprio un omaggio al grande scrittore Racalmutese ancora vivo quando Bonanno espose le sue opere a Racalmuto, all’auditorium Santa Chiara. Era il maggio del 1989.

Per molti anni quell’opera è rimasta lì, nel gabinetto del sindaco, ma non c’erano documenti che sottolineassero l’atto e la volontà dell’artista di donare al Comune la propria opera che intanto era stata richiesta per altre importanti mostre ed esposizioni.

Dopo trentacinque anni si ufficializza l’esposizione permanente dell’opera Unicuique suum donata da Pippo Bonanno morto nel maggio del 2017. Era nato a Palermo nel 1923. Nella sua attività di pittore ha esposto in prestigiose gallerie d’arte d’Italia e all’estero. “Un pittore – scrisse di lui Sciascia – che cercava nella pittura la pittura”.

Alla fine degli anni Ottanta ha riscoperto parte del sue radici Racalmutesi e in particolare di sua nonna cui tenne un affettuoso ricordo legato agli anni della sua infanzia.

Giusto Bonanno con il padre Pippo

Domani, 30 settembre alle ore 11, la cerimonia di donazione che si svolgerà nell’aula consiliare del Comune. Dopo i saluti del sindaco Calogero Bongiorno e dell’assessore alla cultura Luigi Castiglione, interverrà il figlio del maestro Bonanno, Giusto, anch’egli pittore, che ha seguito le orme del padre.

“Questo legame mi rende felice e onorato, anche come pittore – precisa Giusto Bonanno – nel voler continuare quel legame instaurato da mio padre con eventuali rapporti futuri di collaborazione con la comunità racalmutese. Una continuità che affonda le radici nel magistero del secentesco Monoculus Racalmutensis Pietro D’Asaro per attualizzarsi nel presente e proiettarsi nel futuro arricchendo una tradizione artistica – come qualcuno ha riconosciuto – connaturata al senso identitario di una comunità”.

Parteciperà all’evento anche lo scrittore Piero Carbone che nel 1989 curò la mostra “Ritorno a Racalmuto” facendo riscoprire le radici Racalmutesi al pittore palermitano: “Quando Pippo Bonanno venne ad esporre a Racalmuto – scrive Carbone nel depliant illustrativo che sarà distribuito ai cittadini – fu una rivelazione di sé a se stesso; oltre all’incontenibile entusiasmo di incontrare per la prima volta i parenti e sfiorare con trepida mano la casa in gesso della nonna materna, così testimoniò di sé. Infine, ha esternato la certezza che i racalmutesi si sarebbero riconosciuti nella sua pittura e vi avrebbero ritrovato la loro problematicità”.

Pippo Bonanno visita la casa della nonna in via Cesare Cantù a Racalmuto, nel 1989 (foto Piero Carbone)

“C’è nelle opere di Pippo Bonanno – sottolinea Carbone – l’inquietudine,
non solo quella riconducibile alle sue radici ma la sua, quella del pittore stesso che cerca e tende alla propria misura, al proprio stile, e cercando cercando lo trova, come l’aveva trovato nella serie della Memoria Barocca, dei Generali, dei Cardinali, dei Poteri, delle Folle. E auspicavo che nel suo peculiare stile potesse esprimere e rappresentare il personalissimo immaginario racalmutese. Non credo che ciò sia sistematicamente avvenuto, la sua pittura piuttosto ha preso altre direzioni, si è inerpicata in sperimentalismi più astratti, cromatici, informali. Con una eccezione: il quadro Unicuique suum, con i ritratti simbolici dello scrittore Sciascia, di un Magistrato e di un Prelato, esposto permanentemente a Racalmuto: dinanzi al quale, c’è da scommetterci, i suoi ‘compaesani’ continueranno a riconoscersi e sentiranno il maestro Pippo Bonanno uno di loro. E lui si sentirà a casa”.

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