La doppia emigrazione di figli e genitori
Un fenomeno preoccupante che svuota sempre più i nostri paesi. Una doppia emigrazione di figli e genitori. “Lu piniu di l’emigranti” definiva il Poeta di Racalmuto Eugenio Napoleone Messana, ossia quel desiderio ossessivo di volere ritornare nella propria terra. Una forte nostalgia che divorava il pensiero dei nostri concittadini costretti a vivere spesso fuori dalla propria nazione per la mancanza di lavoro. “Sicilia terra scurdata” è stata la chiave di lettura di molti parolieri, testi dedicati a un dramma sociale antico e sempre attuale.
Tristemente radicata, certamente endemica, l’emigrazione per le famiglie del sud. “Terra lassata e ripudiata, la genti ca ta lassatu un jornu avi a turnari”, scriveva negli anni ottanta un altro racalmutese, Luciano Polifemo, in una canzone per i Cantori di Regalpetra. Dentro le parole “un jornu si Diu voli avi a finiri” è racchiusa tutta la speranza di un tempo delle famiglie dei nostri emigrati; ossia potersi un giorno ricongiungere con i propri cari. Desiderio che finiva per alimentare in qualche modo anche l’economia dei paesi, poiché i nostri emigrati investivano parte dei loro guadagni nell’edilizia, in quella casa promessa da abitare per sempre, una volta tornati. Ciò, dopo anni di duro lavoro, per fuggire ancora da una terra altrettanto “matrigna”, che non sentivano loro.
Così cantavano i regalpetresi:“La genti ca ta lassatu pi lu travagliu, avi a turnà”; auspicio rivelatosi tristemente sempre più vano. Oggi, come scrive Gaetano Savatteri, su un recente articolo apparso su Repubblica, partono con i nostri ragazzi anche le loro famiglie, proprio quelle che un tempo sarebbero rimaste ad aspettare il ritorno dei propri figli, che avrebbero custodito qui i loro risparmi.
Una moderna emigrazione, a doppia mandata, che uccide il nostro territorio ogni giorno sempre più. Tutto ciò nell’indifferenza della politica, a cui le sofferenze del sud non sono mai interessate