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Un viaggiatore cosmico si è avvicinato alla Terra

Offrendoci uno spettacolo affascinante e una finestra sul lontano passato del nostro sistema solare. L’Astrofisico Tommaso Parrinello ne racconta il lungo viaggio

Foto di Tommaso Parrinello

Nel vasto e misterioso universo, ogni tanto accade qualcosa di davvero straordinario: una cometa si avvicina alla Terra, offrendoci uno spettacolo affascinante e una finestra sul lontano passato del nostro sistema solare. La cometa C/2023 A3, conosciuta anche con il nome complicato di Tsuchinshan–ATLAS, è stata l’ultima di questi meravigliosi visitatori cosmici a catturare l’attenzione di scienziati, appassionati di astronomia e curiosi di tutto il mondo.

Senza dubbio, è stata una delle comete più popolari e fotografate in assoluto, grazie ai moderni telefoni cellulari. Basta dare un’occhiata ai social per vedere migliaia di immagini, molte delle quali straordinarie, scattate da persone comuni che, con un semplice clic, hanno immortalato questo evento raro.

In questo articolo esplorerò la scienza dietro questi enigmatici oggetti celesti e racconterò il lungo viaggio di C/2023 A3 attraverso il cosmo, riflettendo su cosa eventi come questo significano per la nostra visione del mondo. Alla fine, condividerò un aneddoto personale legato alla cometa di Halley, che mi ha accompagnato durante la mia adolescenza.

Le comete, spesso descritte come “palle di neve sporche”, sono corpi celesti formati principalmente da ghiaccio, polveri e gas congelati. Quando si avvicinano al Sole, il calore inizia a vaporizzare questi materiali, formando una splendida chioma e una coda luminosa che si estende per milioni di chilometri.

Questi corpi provengono dalle zone più remote del nostro sistema solare, come la Nube di Oort, portando con sé materiali che risalgono alla formazione del sistema stesso, circa 4,6 miliardi di anni fa. Ogni cometa che ci visita è quindi una sorta di “messaggero” del passato, raccontandoci storie di un’epoca in cui i pianeti non erano ancora formati.

La scoperta di C/2023 A3 ha subito attirato l’attenzione degli astronomi, grazie alla sua traiettoria che l’ha portata vicina alla Terra, diventando abbastanza luminosa da essere visibile a occhio nudo. Non tutte le comete riescono a raggiungere tale brillantezza, poiché ciò dipende dalla loro composizione, dalla distanza a cui si avvicinano al Sole e alla Terra e dalla quantità di polvere e gas che rilasciano.

Immagina un viaggio che dura decine o centinaia di migliaia di anni. Si stima che il viaggio di C/2023 A3 attorno al Sole duri circa 80.000 anni. La cometa ha viaggiato dalla Nube di Oort per distanze inimmaginabili, attraversando lo spazio interstellare fino a giungere finalmente nei pressi del Sole e della Terra. L’ultima volta che ci ha visitato, il nostro pianeta viveva ancora un’era glaciale, e in Europa l’uomo di Neanderthal aveva iniziato a condividere la scena con i primi Homo Sapiens.

Tra 80.000 anni, la cometa tornerà da queste parti. Chissà chi sarà qui per osservarla, e in che condizioni sarà la nostra specie. Saremo ancora su questo pianeta o avremo iniziato la colonizzazione dello spazio, con avamposti sulla Luna e su Marte?

Questo viaggio di migliaia di anni, ci ricorda quanto l’universo sia vasto e misterioso. Pensare che un corpo celeste possa attraversare distanze così immense e mantenere la sua struttura intatta è qualcosa che lascia davvero senza fiato. Le comete, con i loro lunghi percorsi orbitali, ci insegnano che la pazienza e il tempo nel cosmo si misurano su scale che sfuggono alla nostra comprensione. Per un attimo, il nostro caos quotidiano sembra sparire, sostituito dalla consapevolezza che facciamo parte di qualcosa di immensamente più grande.

Questi corpi celesti non sono solo spettacolari, ma fondamentali per la scienza. Studiandone la composizione, gli scienziati possono ottenere informazioni preziose sul sistema solare primordiale. I materiali che le compongono sono rimasti praticamente immutati per miliardi di anni, trasformandole in autentiche capsule del tempo cosmiche.

Le comete, inoltre, potrebbero aver giocato un ruolo cruciale nella formazione della vita sulla Terra. Alcuni studi suggeriscono che potrebbero aver trasportato acqua e molecole organiche essenziali, dando così il via al processo che ha portato alla nascita della vita. Osservare una cometa come C/2023 A3 non è quindi solo un esercizio di contemplazione, ma anche un’occasione per riflettere sulle nostre origini.

Come accennato, ho un legame particolare con una cometa. Nel 1986, quando la cometa di Halley attraversò nuovamente il nostro cielo, stavo frequentando l’ultimo anno di liceo. Halley ha un periodo di soli 75 anni e l’ultima volta che transitò vicino alla Terra fu nel 1905. Con alcuni compagni decidemmo di fare una campagna di osservazione con il mio telescopio a San Leone. Nonostante l’entusiasmo, la visibilità non fu delle migliori a causa delle condizioni meteo, e tornammo a casa un po’ delusi e assonnati.

Tommaso Parrinello, Astrofisico e dirigente dell’Agenzia Spaziale Europea

Tuttavia, al rientro, mio nonno, che all’epoca aveva 90 anni (era nato nel 1896), mi chiese dove fossi stato. Gli risposi scherzando, ma anche incuriosito: “Sono andato ad osservare la “stella cometa” che si chiama Halley, forse l’avrai vista anche tu da giovane”. Con mia grande sorpresa, mi rispose: “Certo, che mi ricordo, era molto brillante nel cielo prima del sorgere del Sole a destra di Cuozzu di l’oro (n.d.r. una località delle campagne Grottesi). Mi ricordo – continuò – che giorno, dopo giorno, la striscia bianca nel cielo lentamente cambiava direzione e dopo qualche settimana scomparve. Chiesi a miei familiari cosa fosse. Mi risposero che era sicuramente segno di un brutto presagio, infatti – concluse – dopo qualche anno è scoppiata la guerra”. Frastornato anche perché era stato molto preciso nella descrizione, gli risposi: “Nonno, la tua Stella Cometa è ritornata. È di nuovo qui, dopo 75 anni”. Non parlammo più per l’emozione.

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Tommaso Parrinello, Astrofisico e dirigente dell’Agenzia Spaziale Europea

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