Napoletano, ma residente a Racalmuto, il Cav. Carlo Lupi era membro della Commissione sanitaria. Fece costruire nel 1867, anno della terribile epidemia di colera , il cimitero comunale
Nel 1867 Racalmuto fu colpita da una grave epidemia di colera, che stroncò la vita a numerosi cittadini. L’unico rimedio per evitare il contagio era quello di abbandonare i centri abitati e ripararsi nelle campagne. Racalmuto fu infestato in maniera molto grave: i morti furono da un massimo di 24 ad un minimo di 16 al giorno.
Il sindaco dell’epoca ed il Rettore della Chiesa del Carmelo cercarono rifugio in campagna ed abbandonarono il paese. Per tale motivo furono sospesi dalle loro funzioni. Durante l’epidemia si segnalarono all’attenzione della cittadinanza per avere messo a rischio la loro vita, animati da profondo senso filantropico, uomini come il Cav. Carlo Lupi da Napoli, ex cancelliere della Corte protomedica nel periodo borbonico, vedovo senza prole, domiciliato a Racalmuto, consigliere comunale e membro della Commissione sanitaria. Fu anche ufficiale dello Stato civile del Comune e durante l’epidemia, assieme a Ferdinando Martino, si prodigò affinché venissero controllate le sepolture.
Grazie al Cavaliere Lupi, infatti, in quell’anno, 1867, fu costruito il cimitero di Racalmuto nella terra di proprietà del convento dei Minori Questuanti di Santa Maria, adiacente alla chiesa e agli edifici annessi.
Il Cav. Lupi vietò assolutamente, da quel momento, di seppellire i morti dentro le chiese del paese. Divieto assoluto anche per le famiglie che potevano permettersi una sepoltura in una cripta, visto che non esisteva un camposanto per tutti.
Carlo Lupi si è spento il 2 dicembre 1889 all’età di ottant’anni, compianto da tutta la comunità per la profonda umanità e per il suo altruismo.
Il Comune di Racalmuto, riconoscente per la sua opera altamente umanitaria svolta durante l’epidemia di colera, a futura memoria, gli ha dedicato un monumento all’ingresso del cimitero. In quel che era, fino a una decina di anni fa, l’entrata principale del luogo dove riposano i Racalmutesi grazie alla scienza e all’altruismo di Carlo Lupi, un benefattore al servizio di Racalmuto.