Fondato a Racalmuto nel 1980

“Vuci e risunanza”

Esce il libro di Giovanni Salvo che racconta la poesia irriverente Racalmutese

Il 2 novembre del 1975 moriva, trucidato a Ostia, il poeta Pier Paolo Pasolini, lo scrittore considerato tra i migliori intellettuali italiani del Novecento. Apparentemente morto per le conseguenze di una vita controversa, in realtà perché vittima della radicalità dei suoi giudizi critici verso un certo potere violento, modello sbagliato di società. I suoi libri, come i suoi film e le sue poesie hanno sempre suscitato  polemiche e accesi dibattiti.

Classe 1922-1975, coetaneo del nostro Leonardo Sciascia (1921-1989), entrambi sono stati fra i maggiori scrittori italiani che hanno saputo coraggiosamente rompere, con eresia, una certa consuetudine cortigiana della vita letteraria nazionale. Scrisse di lui Sciascia nel suo libro, pubblicato da Einaudi nel 1979, Nero su nero: “Negli ultimi anni abbiamo pensato le stesse cose, dette le stesse cose, sofferto e pagato per le stesse cose”.

Uniti dalla passione per l’eresia, dalla loro fitta corrispondenza si evince tutto il legame esistito fra i due grandi intellettuali. Se di eresia vi è da parlare, a 49 anni dalla morte di Pasolini, vorrei spoilerare il libro di Giovanni SalvoVuci e risunanza“, edito da CasaSciascia e già disponibile nelle librerie.

Giovanni Salvo mostra la copertina del suo libro fresco di stampa (foto Ignazio Gueli)

Un raccolta di poesie quella di Giovanni Salvo nella quale si può trovare anche una certa influenza pasoliniana, a partire da una poesia che ha interamente dedicato al poeta Corsaro. Al contrario di quanto molti possano immaginare, le oltre 300 pagine di cui si compone la pubblicazione, fra immagini e testi, non trattano una scontata raccolta di rime, talvolta sarcastiche. Il libro nel suo insieme racchiude ben molto altro. La chiocciola in copertina indica l’aspetto moderno di un lavoro attuale, in difesa di un linguaggio antico, il dialetto siciliano; in alcune sue parti offre anche degli spunti multimediali. Vuole essere semplicemente una bella testimonianza di chi è cresciuto in un paese come Racalmuto e ha seguito con interesse tutto il suo fervore culturale, rimanendone influenzato.

Il lavoro accarezza come trama principale la storia dei poeti irriverenti del paese, non trascurando “fra le righe” altri interessanti motivazioni culturali. Una fra tutti l’amicizia fra Sciascia e Pasolini, e il loro comune interesse ed amore per la cultura popolare e i dialetti.

Come emerge dalla nota linguistica, curata da Angelo Campanella, l’autore delle Parrocchie di Regalpetra nonostante ritenesse il dialetto una lingua limitativa, se ne interessò ugualmente. Dunque Sciascia che, sosteneva di trovarsi d’accordo con Pasolini anche quando non lo condivideva, fornisce al poeta di Casarsa alcuni consigli utili a una sua ricerca sulla poesia dialettale del Novecento. Favore che Pasolini ricambia con una prefazione, quando lo scrittore di Racalmuto prepara l’antologia Il fiore della poesia romanesca, pubblicata nel 1952.

Vuci e risunanz@ è sostenuto dalla presentazione del presidente di “CasaSciascia”, Pippo Di Falco, e dalle testimonianze di validi docenti e autorevoli firme del giornalismo, quali: Felice Cavallaro, Giancarlo Macaluso, Daniela Spalanca e Simona Natalello. Il disegno in copertina è stato realizzato da Rosalba Tardanico.

Il libro non ha scopi commerciali, il ricavato delle vendite sarà infatti devoluto all’Associazione CasaSciascia, ed è già prenotabile su info@studioprinting.it.

 

 

 

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