Leonardo Sciascia “La notizia della sua scomparsa arrivò come una sciabolata per tutti i racalmutesi”
Un poster, 50×70 cm, stampato in cento esemplari numerati e firmati dal fotografo Angelo Pitrone, che gentilmente e generosamente ci concesse di utilizzare uno dei suoi “ritratti”.
È stato il nostro omaggio, nel 2019, a Leonardo Sciascia nel trentennale della sua scomparsa, avvenuta il 20 novembre del 1989.
Nel poster, ideato da Salvatore Picone, le foto delle prime pagine di tre edizioni speciali di Malgrado tutto a lui interamente dedicate e una nota citazione dello scrittore di Racalmuto: “Di me come individuo vorrei che si dicesse: ha contraddetto e si è contraddetto”, come a dire che sono stato vivo in mezzo a tante “anime morte”.
Dell’affettuoso rapporto che Sciascia aveva con il nostro giornale abbiamo più volte scritto. Oggi vogliamo invece ricordare come abbiamo vissuto quel 20 novembre del 1989, quando nelle prime ore del mattino ci raggiunse la notizia della sua morte. Notizia che, in verità, non ci colse di sorpresa, sapevamo, infatti, già da qualche mese che lo scrittore non stava bene.
E qui affido, in parte, il racconto di quel giorno a Giancarlo Macaluso e Gaetano Savatteri, che così lo ricostruiscono nel libro “Malgrado Tutto. L’avventura di un giornale” (Sciascia editore), che abbiamo pubblicato in occasione dei 25 anni di vita del nostro giornale.
“La notizia della sua scomparsa arrivò come una sciabolata per tutti i racalmutesi. I telegiornali inondati di servizi sullo scrittore ritenuto la coscienza critica dell’Italia. Anche sui giornali dell’indomani pagine e pagine, di commenti, profili, coccodrilli, rievocazioni, testimonianze… Ci fu, quella mattina del 20 novembre 1989, un giro di telefonate tra noi. “Davvero?” “Si, è morto all’alba”.
Egidio Terrana ci convocò. Serviva un numero speciale dedicato allo scrittore. Da Palermo partimmo per Racalmuto con l’autobus delle 14, affollatissimo. In paese c’era un grande movimento. Ci sarebbero stati i funerali e si dava di ramazza per rendere presentabili le strade. E’ strano come la morte possa assumere i contorni di una festa… Dodici pagine confezionammo, in fretta e furia, ripescando vecchi articoli e scrivendone di nuovi, chiedendo testimonianze e facendo interviste. Fu un’esperienza da veri giornalisti, sia per la velocità con cui scrivemmo, stampammo e diffondemmo il nostro prodotto, sia anche per la partecipazione, intensa e sincera, al cordoglio collettivo. La prima ebbe il titolo semplice, anche scontato se volete, di “Addio Maestro”, con una grande foto. Quell’edizione, come era prevedibile, andò a ruba, e pensiamo sia una fra le più rare dell’intera collezione”.
I funerali di Leonardo Sciascia ebbero un notevole effetto mediatico. Tanti i giornalisti in paese. Tra loro anche Enzo Biagi, che – come ricordano nel libro Macaluso e Savatteri – tra le corone di fiori ne notò una con la scritta “Malgrado tutto”. Un nostro piccolo cenno di riconoscenza. Ma Biagi non poteva sapere che quelle due parole indicavano il nome di un giornale e scrisse che quella frase era la meglio che “si attagliava a Sciascia, la più sincera”.
Tornando all’edizione speciale di quell’indimenticabile 20 novembre del 1989, per la quale lavorammo ininterrottamente per ben 18 ore, oltre al preziosissimo lavoro svolto dal nostro storico tipografo, Lillo Vitello, vorrei ricordare anche il grande sostegno che ci diedero il Prof. Salvatore Restivo e il Dott. Aldo Scimè, entrambi fraterni amici di Leonardo Sciascia.
Alle 7 del mattino del 21 novembre, giorno dei funerali, Scimé venne a trovarci in tipografia e fu tra i primi ad avere in mano una copia del giornale fresco di stampa. I suoi occhi si posarono subito, inevitabilmente, su quella prima pagina dove campeggiava la foto dello scrittore con sotto le parole tratte dal suo libro “Le parrocchie di Regalpetra”: “Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione”.
Si commosse e pianse Aldo Scimé. Ci abbracciò e ci disse: “Grazie ragazzi, anche a nome di Leonardo”.