Lucia Alessi ricorda, a pochi giorni dalla scomparsa, la professoressa Lina Amato
Linù. Era così che chiamavano la professoressa Lina Amato. Tutti. Non ho mai sentito Lina. Solo Linù. Perché quella pronuncia così musicale racconta la storia di una donna, insegnante, moglie e madre piena di contenuti. Autorevole e sensibilissima, austera ma comprensiva, energica e appassionata.
Professoressa colta, innamorata dei piccoli gesti quotidiani che a scuola rappresentavano la sua abitudine più desiderata: fare l’appello la mattina, sentire l’odore della sua cattedra, scorrere con il dito il registro alunni, usare il gesso per scrivere alla lavagna. Una insegnante indubbiamente severa con le sue alunne ma che sapeva anche essere il riparo delle stesse quando si presentava una difficoltà.
Ero bambina quando l’ho conosciuta. Vedevo questa donna dai capelli corti accanto alla figlia Linda e al marito, il maestro Nino Cuffaro, l’uomo più elegante e più galante che Raffadali potesse avere. Io ero una fedelissima del Villaggio della Gioventù, luogo magico pieno di creatività e arte che il maestro Nino aveva reso vivo per centinaia di bambini e anziani, attraverso la creazione della colonia estiva.
E Linù c’era. Erano quotidiani i nostri incontri, la rispettavo perché si presentava agli occhi di noi bambini come una presenza vera, autentica, familiare. Un porto sicuro, un orizzonte di serenità, una costante mai invadente ma accogliente.
Ricordo i suoi occhi e il loro modo di cambiare angolatura quando guardavano il maestro Nino. Si addolcivano e si riempivano d’orgoglio. Sempre fiera di lui, sempre a sostegno di ogni sua azione. Un’unione fortissima la loro. Complici, alleati, combattenti. Anche quando le forze venivano a mancare, anche quando il destino, mettendosi di traverso, li separò nella vita terrena. La ricordo mai fuori posto con una devozione d’amore ammirevole per i suoi cari.
Nel suo lungo cammino la professoressa Lina Amato si è imposta di tracciare la strada, di dare indicazioni, di consigliare i percorsi. Un punto fermo per la sua famiglia, una guida preziosa per le anime che l’hanno conosciuta. È riuscita a forgiare graniticamente il senso di eternità al suo ricordo perché ha accarezzato la vita dolcemente senza pretenderla ma omaggiandola con azioni semplici, piene d’amore, di lealtà e di altruismo.
Per sempre grazie Linù. Riposa in pace tra le braccia del tuo amato maestro Nino.