La provocazione di un cittadino di Racalmuto, Rosario Canicattì, da un mese senz’acqua: “Non si può stare trenta giorni con i rubinetti a secco, è uno scandalo”
Se ne è fregato persino della pioggia di stamattina, tanto, si sa, il sole prima o poi arriva. Ed è arrivato infatti a illuminare la scritta provocatoria che sormonta la sua carriola piena di lanceddre che un tempo servivano per andare a prendere l’acqua alla fontana. “Si ti finì’ l’acqua e nu ti può lavari iu ‘nna lanceddra ti la puozzu dari” (“Se ti è finita l’acqua e non puoi lavarti, io una brocca posso dartela”). E così oggi Racalmuto si è svegliata con la provocazione di Rosario Canicattì, uno dei tanti cittadini indignati dal fatto che da quasi un mese, in molte zone del paese, l’acqua non arriva. “Posso capire turni di una settimana, quindici giorni, ma trenta giorni sono davvero troppi. È una vergogna, io vivo in un quartiere del centro storico e i rubinetti continuano ad essere a secco”. E aggiunge: “Dovremmo svegliarci tutti, e a Natale regaliamo bacinelle e andiamo a recuperare i vecchi rinali, non possiamo permetterci il lusso, ogni volta che tiriamo lo sciacquone, di sprecare tanta acqua”.
Una provocazione che arriva da un paese che, come tanti altri in Sicilia, non ne può più di vedere arrivare puntualmente le bollette, ma non altrettanto puntualmente l’acqua sufficiente per colmare le legittime esigenze degli utenti. Un problema vecchio da decenni, ma che in questo 2024 ha raggiunto livelli di criticità preoccupanti ed esasperanti, con tanto di esperti che continuano a spiegarci il perché e il percome i cittadini devono sottostare a questa specie di condanna biblica, con l’acqua negata che si va a recuperare con lanceddre e bidoni nelle fontanelle. Un’acqua che in Sicilia costa molto più cara che nel resto d’Italia. Basti pensare alle spese di ogni famiglia per installare contenitori, pompe e altri marchingegni necessari a raccoglierla goccia a goccia.
L’acqua negata, perciò, la si va a recuperare con lanceddre e bidoni nelle fontanelle. Un’acqua che in Sicilia costa molto più cara che nel resto d’Italia. Basti pensare alle spese di ogni famiglia per installare contenitori, pompe e altri marchingegni necessari a raccogliere l’acqua, e quando tutto ciò non è sufficiente costretta a comprarla rivolgendosi a quanti la trasportano con le autobotti.
“Per l’acqua bastano politici mediocri”, scrisse quarant’anni fa Leonardo Sciascia. E, citando Savinio, affermò che i politicanti hanno perduto la capacità di vedere. Le stesse cose che ha detto oggi Carmelo Canicattì a spasso con le sue lanceddre per le vie di Racalmuto.