Fondato a Racalmuto nel 1980

L’abbraccio della Chiesa Agrigentina a madre Ildegarde, abbadessa di Santo Spirito

Al secolo Giovanna Pitrone, Madre Ildegarde è entrata nel 1947 nella comunità monastica Santo Spirito dove è stata abbadessa per 31 anni

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I funerali di Madre Ildegarde nella chiesa annessa al Monastero Santo Spirito. Foto di Carmelo Petrone

Il 4 gennaio, nella monumentale chiesa annessa al Monastero Santo Spirito di Agrigento, la comunità monastica delle suore cistercensi e la Chiesa agrigentina hanno dato l’estremo saluto a Madre Ildegarde che il 3 gennaio, accompagnata nella preghiera dalle sue consorelle, all’età di 91 anni, ha riconsegnato il “respiro” al suo Signore e Creatore, ricevuto in dono, venendo al mondo, il 20 maggio del 1933 a Montaperto. Un momento che, non è fuori luogo, definire “storico” per la nostra Chiesa diocesana; madre Ildegarde, infatti, per 31 anni è stata abbadessa della comunità claustrale, punto di riferimento sicuro per le monache ma anche per la comunità diocesana e cittadina

Al secolo Giovanna Pitrone, Madre Ildegarde, entra nella comunità monastica Santo Spirito di Agrigento nel 1947 dietro incoraggiamento del sacerdote Calogero Sajeva nipote dell’arciprete di Montaperto padre Salvatore Sajeva durante il mandato della madre Badessa Vadalà. Vestì l’abito monastico a 19 anni e fece la professione solenne nel 1952 sotto la Badessa Vadalà. Da religiosa riceve il nome di Ildegarde. Eletta Badessa il 6 ottobre del 1983, dopo aver fatto in comunità l’economa e la priora, ricoprirà il servizio fino al 2014.

Il rito delle esequie, alla presenza della comunità monastica – sr. Silvia (Priora), sr. Francesca, sr. Paolina, sr. Margherita e sr. Alberica, dei familiari e di fedeli amici del monastero – è stato presieduto dal Vicario Generale Giuseppe Cumbo e concelebrato dal cappellano del Monastero, don Salvatore Raso e da diversi presbiteri del clero cittadino e altri giunti appositamente dai comuni dell’Arcidiocesi. Nell’intervento omiletico, don Giuseppe Combo, commentando la liturgia del giorno ha colto due suggestioni, alla luce delle quali ha letto l’esperienza cristiana di Madre Ildegarde: custodire il  germe della chiamata alla santità (prima lettura)  e il tema del discepolato (“Maestro dove abiti? Venite e vedrete…”)

Il Vicario Generale, soffermandosi, in particolare sulla pagina del Vangelo,  di Gesù che chiama a sé i primi due discepoli che si pongono alla sua sequela dopo avere ascoltato l’invito del Battista che lo indica come  “l’agnello di Dio”,  ha detto che la vita  contemplativa della  Madre Abbadessa, dentro le mura del monastero  è stata tutt’altro che una vita statica; la sua esperienza claustrale – ha affermato – è stata dinamica; pur rimanendo chiusa dentro le mura del monastero, osservando la regola benedettina, ha saputo, come Giovanni il Battista, indicare Cristo ed essere, per quanti hanno bussato alla porta del convento, con la sua stessa dolcezza e attenzione (“Chi cercate?”) punto di riferimento e guida sapendo, con la parola ed i suoi consigli,  illuminare e coinvolgere nella strada della sequela, anche di speciale consacrazione. Coloro che a lei si rivolgevano, dietro le grate del convento ricevevano una parola di sostegno, certamente un dolcetto preparato dalle suore e un ricordo nella preghiera. Ha concluso ringraziando la comunità monastica di Santo Spirito, e quanti le sono stati vicini con l’affetto e il sostegno, per la dimensione familiare vissuta anche nell’accompagnare fino alla fine Madre Ildegarde nel suo percorso di sofferenza, invitando i presenti a pregare per le vocazioni e per la Comunità monastica, importante polmone di spiritualità nel cuore della città e della diocesi.

Prima del concedo finale hanno preso la parola la Priora, sr. Silvia, che ha ringraziato i presenti per l’affetto e la vicinanza mostrati in questo momento particolare per la vita della comunità ed il cappellano, don Salvatore Raso, che, nel rimarcare il ruolo fondamentale che ha questo polmone ha avuto ed ha per per la vita della Chiesa agrigentina, ha ricordato anche come Madre Ildegarde è stata una figura cardine nello sviluppo e nell’evoluzione post bellica e successiva all’evento del concilio Vaticano II per la comunità monastica essa, ha detto, ha rappresentato l’evoluzione e l’ammodernamento della struttura e della vita stessa del monastero cistercense in diocesi di Agrigento segnando diverse tappe

A partire dalla qualificazione di diverse giovani monache su cui ha generosamente investito nella formazione, ma ha anche curato la sistemazione e il potenziamento delle strutture interne con sale che venivano utilizzate per gli incontri periodici della vita religiosa femminile in diocesi. A lei si deve anche aver dotato il monastero di una casa Vacanze in località Montaperto donata dai suoi familiari e da lei sistemata per i periodi di residenza estiva delle monache. La figura di Madre Ildegarde – ha concluso don Raso –  sì è contraddistinta per tenacia e  prudenza unita a sapienza da tutti riconosciuta nei molteplici incontri di persone che a lei si rivolgevano per consigli e innumerevoli richieste di aiuto e preghiere a cui Lei riusciva a dare seguito nel nascondimento austero e tutelante della clausura.

Da

https://www.lamicodelpopolo.it/

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