Le ricamatrici di Santa Caterina Villarmosa. Intitolata a Filippa Pantano la Sala polifunzionale del Palazzo Comunale. Le foto di Giovanni Salvio

A Santa Caterina Villarmosa, Filippa Pantano ha, finalmente, “Una stanza tutta per sé”. Il 22 marzo è stata intitolata la Sala polifunzionale del Palazzo Comunale a questa donna simbolo della lotta delle lavoratrici nel settore del ricamo.
Filippa Pantano era nata il 27 gennaio del 1910 in seno ad una famiglia contadina ma aveva un grado di scolarizzazione molto elevato per quei tempi, avendo frequentato fino alla sesta elementare. Diventata adulta, l’amore per la lettura non l’abbandonò mai e si acuì il suo desiderio di essere sempre informata su ciò che accadeva non solo a livello locale ma anche nazionale.
Nel 1938 si sposò con Liborio Rotondo che le fu sempre accanto come compagno di vita e di lotta. Da questa unione nacquero le due figlie Orsola e Pina. Negli anni Sessanta fu costretta ad emigrare in Germania e in quell’occasione da abile ricamatrice si trasformò in operaia venendo però a contatto con una realtà diversa da quella siciliana, una realtà dove il lavoro svolto, se pur duro, aveva una giusta ricompensa. Fu probabilmente quell’esperienza che, quando rientrò in Italia nel 1971, rafforzò la consapevolezza dei suoi diritti di ricamatrice. Consapevolezza che contagiò tutte le altre donne sfruttate che non tollerarono più ingiustizie ed angherie e che decisero di protestare.
La vicenda della lotta delle ricamatrici di Santa Caterina Villarmosa, svoltasi a cavallo degli anni Settanta dello scorso secolo, attirò l’attenzione di tutta la stampa nazionale che le definì “Le mille ragazze in lotta”.
Filippa Pantano non si fece intimidire da chi le voleva donne mute e chine sul telaio, a consumarsi gli occhi e la vita per ricevere una misera ricompensa. Infatti, gli intermediari e i committenti pagavano poche lire i pregevoli lavori che poi venivano spesso immessi sul mercato nazionale con la dicitura “ricami fiorentini” e a prezzi esorbitanti.
Filippa Pantano, sostenuta dall’UDI (Unione Donne Italiane) dal PCI e dalla CGIL, riuscì, nel 1973, a far nascere “La Lega delle Ricamatrici” e a far condannare gli sfruttatori in ben tre gradi di giudizio.
Nonostante le critiche e gli ammonimenti per lo” scompiglio” portato in quel piccolo paese nel cuore della Sicilia, alcune ricamatrici sotto la sapiente guida di Filippa, costituirono la cooperativa “La rosa rossa”.
Furono anni difficili costellati da veri e propri atti intimidatori mafiosi che miravano ad isolarla e a far sciogliere la cooperativa. Atti che, ancora oggi, sconoscono i veri mandanti. Nonostante la sconfitta finale subita da queste donne dobbiamo evidenziare come il loro coraggio fu determinante nell’approvazione della legge 877 del 18 dicembre 1973 che stabiliva le “Nuove Norme per la tutela del lavoro a domicilio”.
Filippa Pantano è stato l’esempio di una donna fiera e consapevole dei propri diritti, che non scese mai ad alcun compromesso e che lottò per sé e per tutte le altre per ottenere una dignità lavorativa che veniva calpestata impunemente e quotidianamente.
L’associazione Ondedonneinmovimento di Caltanissetta e in particolare la portavoce Lidia Trobia e l’Associazione Toponomastica femminile hanno chiesto, sin dal 2018, che Filippa Pantano fosse degnamente ricordata, nel suo paese di nascita, con un’intitolazione. Oggi grazie al sindaco Giuseppe Ippolito, all’assessora alla Cultura Palmina Lo Re e all’Amministrazione, Filippa Pantano e tutte le ricamatrici hanno uno spazio in cui rivivono anche con le fotografie dell’epoca esposte alle pareti. Immagini che testimoniano l’operosità e l’ingegno artistico spesso sottovalutato o dimenticato delle caterinesi.
Nelle foto di Giovanni Salvio alcuni momenti della cerimonia