La storia di un archivio fotografico eccezionale salvato alla fine degli anni Sessanta a Montedoro, piccolo paese del nisseno dove visse, dalla fine dell’800, la nobildonna scrittrice e fotografa.

Quando nel 1969 recuperò poco più di seicento fotografie che ancora conserva gelosamente a casa non sapeva chi le aveva scattate e in che periodo. Intuì che si trattava comunque di qualcosa che avesse a che fare con la memoria e la bellezza. Ora, quasi sessant’anni dopo, studiosi e appassionati accendono i riflettori su un patrimonio di immagini in bianco e nero dal grande valore storico, culturale e antropologico che riguarda tutta la Sicilia salvato da Giuseppina Ricotta, una signora che oggi ha 86 anni e vive nel cuore dell’isola, a Montedoro, il paesino del nisseno un tempo ricco grazie allo zolfo. E proprio qui inizia questa microstoria legata a doppia mandata a nomi e volti che hanno lasciato una traccia nella Storia della Sicilia. A partire da una nobildonna irlandese, bella colta e raffinata, Louise Hamilton, che nel 1882 sposò il montedorese Eugenio Caico, facoltoso proprietario di terre e miniere che aveva conosciuto a Firenze. Si trasferirono con i figli a Montedoro intorno al 1897 dove Louise apparve, agli occhi dei paesani, strana e stravagante perché curiosa e ricca di interessi culturali.

Gira a cavallo le contrade e i centri vicini, viaggia in tutta l’isola. Scrive, parla con la gente. Frequenti i suoi ritorni nella casa di via Isidoro Carini, a Palermo, e gli interessi per le altre grandi città siciliane: Catania, Agrigento, Taormina, Caltanissetta. Con una piccola Kodak a soffietto ritrae e fissa monumenti, facce, paesaggi. Sono tutte foto dei primi del ‘900: teatri e chiese di Palermo, la valle dei Templi, i ruderi di una chiesa di Messina fotografata nell’anno del terremoto.

E poi gli scatti nei piccoli paesi allora vivi e con le piazze piene di pirandelliani e sciasciani silenziosi uomini neri: Serradifalco, Racalmuto e la stessa Montedoro dove non mancò di fotografare feste e momenti di vita contadina, campieri con le lupare a spalla, donne in chiesa, miniere di zolfo e carusi nudi con lo sguardo spento.
«Sono 643 le foto dell’archivio ritrovato – dice Calogero Messana, storico locale e studioso di Louise Hamilton Caico – che si aggiungono alle 35 conservate al museo Pitrè e ad altre che ancora qualche famiglia conserva qui a Montedoro. Sapevamo che la signora Ricotta aveva ritrovato le fotografie della famiglia Caico ed io tredici anni fa ho chiesto di digitalizzarle».
La signora Giuseppina mostra la casetta all’angolo della piazza principale dove trovò le foto quando aveva trent’anni: «Mio padre comprò quella casa dove c’erano cassapanche piene di carte e libri – racconta – molte cose erano bruciate e ammuffite. Vidi un grande scatola piena di queste piccole fotografie. Mia madre non voleva che le portassi a casa perché aveva paura che trasmettessero malattie. Mi hanno persino portato dal medico che, giustamente, si mise a ridere. Le ho disinfettate una ad una e poi le ho esposte al sole per due giorni. Alcune, molti anni fa, me le hanno chieste e mai più restituite. Da allora non le ho date a nessuno».

La signora ricorda ancora Letizia Caico, anche lei, come la mamma Louise, scrittrice e donna di ampi interessi, nota per aver realizzato, con la sorella Lina, la rivista itinerante Lucciola: «Era rimasta legata al paese – dice Messana – perché qui aveva trascorso gli anni dell’infanzia. Era bizzarra, pensava che la considerassero pazza. Morì investita a Palermo in circostanze misteriose nel 1968».
«Abbiamo messo il vincolo all’archivio mostrando la nostra dichiarazione di interesse culturale», annuncia Daniela Vullo, Soprintendente di Caltanissetta, che accende i riflettori sul Fondo fotografico di cui si è parlato il 4 aprile scorso nella sala convegni dell’ex Palazzo delle Poste e nel quale sono intervenuti il fotografo Giuseppe Nicoletti, la storica della fotografia Erminia Scaglia e lo stesso Calogero Messana.

Di tutte queste fotografie, soltanto 120 erano state pubblicate a Londra nel libro di Louise Caico e poi nelle due edizioni italiane, nel 1983 e nel 1996. La scrittrice e fotografa lasciò Montedoro nel 1913 e si stabilì definitivamente a Palermo, dove morì nel marzo del 1927. La grande casa dove visse a Montedoro fu venduta nel ‘47.

Il sindaco Renzo Bufalino, assieme a Pietro Petix e agli animatori dell’Auser, l’ha riaperta da poco: una decina di anni fa il Comune l’aveva acquistata dai parenti di Calogero Volpe, uomo di spicco nella DC degli anni ‘50, per farne un centro culturale. «Nel deserto in cui ci troviamo questa casa può essere presidio culturale nel cuore della Strada degli Scrittori, legato all’eredità di Louise Hamilton Caico», dice il sindaco che nei giorni scorsi ha festeggiando con i suoi concittadini i 390 anni della fondazione del paese che ora regala alla Sicilia un patrimonio di immagini, memoria e bellezza antica.