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Scuole ritenute insicure, ma i ragazzi si assembrano lo stesso nelle pubbliche piazze

La difficoltà nel fare rispettare le regole è probabilmente il vero nodo centrale dell’emergenza Covid

Più della stessa aggressività del virus o della crescita esponenziale del contagio. E così, nei giorni in cui probabilmente stanno iniziando a farsi registrare le conseguenze della impunita violazione delle norme nel periodo natalizio (tra pranzi, cene e bagordi notturni in case e magazzini per aggirare il coprifuoco tra le 22 e le 5), a Sciacca il simbolo della ribellione è diventata piazza Mariano Rossi, dove periodicamente i nostri ragazzi si riuniscono, apparentemente indifferenti (per  non dire strafottenti) per le possibili conseguenze in termini di trasmissione del virus tra di loro e, poi, da loro a genitori e soprattutto ai nonni, al rientro in casa.

Tutto questo accade mentre i telegiornali parlano di misure restrittive e i comitati tecnico-scientifici continuano ad invocare la massima prudenza. La platea di Facebook è dunque il luogo nel quale la comunità si confronta, con dibattiti arditi (corredati da scatti fotografici più o meno rubati) su quello che accade. E così nel mirino finisce la presunta irresponsabilità diffusa dei nostri ragazzi ma, di riflesso, soprattutto quella dei rispettivi genitori. Sembra sia in atto una specie di rincorsa alla normalità, che sconta i limiti di una condizione, quella di una sostanziale reclusione domestica, che per tutti (non certo solo per i giovani) è sempre meno sopportabile. Soprattutto dopo tutto questo tempo. Sembra però in qualche caso che ci si affidi alla fatalità, salvo poi prendersela col destino cinico e baro quando si scopre di avere contratto il Covid.

Massimo D’Antoni

Difficile non cadere nel più stucchevole moralismo, ma quella che ormai è venuta fuori, dopo gli spaventati e, di contro, i negazionisti, sembra essere la categoria degli indifferenti. C’è chi invoca maggiori controlli (e soprattutto sanzioni) da parte delle forze dell’ordine. Anche questa, probabilmente, è una sfaccettatura da sottolineare, malgrado non si possa negare che, soffocati gli assembramenti in piazza Mariano Rossi, questi si sposteranno naturalmente verso altri lidi.

È la coscienza civile quella che risulta difficile da riconquistare. Ecco perché, in un quadro del genere (che naturalmente non è soltanto sciacchitano ma lo si può estendere ad ogni latitudine geografica) sembrano quasi perfino grottesche le misure restrittive che riguardano il mondo della scuola. Quelle misure restrittive che nelle scorse ore sono state rese ufficiali, e che prevedono il rinvio al 18 gennaio della ripresa delle attività in presenza per le scuole primarie e secondarie di primo grado (elementari e medie, tanto per intenderci) e la riammissione a scuola della metà degli studenti della secondaria di secondo grado (licei e istituti tecnici e professionali) a partire dal primo febbraio. Garantito solo il servizio scolastico in presenza per la scuola materna.

Insomma: la scuola viene considerata non sicura, e tuttavia i nostri ragazzi si sentono lo stesso liberi di riunirsi e bivaccare nelle pubbliche piazze. Superfluo aggiungere che lo fanno senza mascherine, inutile dire che il distanziamento non si sa nemmeno che cosa sia. E non è certamente questa l’unica contraddizione del Covid

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