L’esclusiva sapienza e l’inarrivabile fantasia sbocciate all’interno di tante strutture religiose siciliane
Si sa quanto sia stata fondamentale per l’arte dolciaria siciliana quella che, a buon titolo, si può tranquillamente definire come “pasticceria conventuale”, ovvero l’esclusiva sapienza e l’inarrivabile fantasia sbocciate all’interno di tante strutture religiose isolane, nell’elaborazione di ricette dalle caratteristiche uniche per odori, sapori e colori.
Ed è proprio di questo che tratteremo oggi, soffermandoci su due specialità antiche ma allo stesso tempo anche moderne. Dunque, fino al 1908, a Caltanissetta, erano presenti le suore benedettine del Convento della Chiesa di Santa Croce, edificio in cui la creatività delle monache aveva permesso la “messa a punto” di due particolari dolci: la “Spina Santa”, ideata per rappresentare le spine della corona di Cristo, e la “Crocetta”, in ossequio allo strumento del suo martirio, la Croce appunto. Ebbene, queste due specialità erano solite essere offerte ai notabili ospitati nella struttura oppure date in dono per ringraziare dei servizi o favori ricevuti nel mondo esterno, quello laico. Ma tutto questo venne bruscamente interrotto dal trasferimento delle religiose nell’anno divenuto famoso, soprattutto, per il terremoto che rase al suolo la città di Messina, evento che, ci teniamo a precisare, nulla ha avuto a che fare col fatto che le Benedettine avessero lasciato la loro sede nissena: semplice coincidenza, nulla più. Ma ritorniamo alla partenza delle suore del 1908 da Caltanissetta, perché è bene sapere che da allora in poi, della Spina Santa e della Crocetta, gli abitanti della cittadina che anni dopo sarà definita da Leonardo Sciascia coma la piccola Atene, non seppero più nulla. Peggio, almeno tre generazioni locali crebbero senza avere la minima idea che queste due specialità dolciarie fossero mai esistite, fino a quando, dopo una ricerca durata oltre vent’anni, grazie ai racconti dei più anziani e a qualche appunto scritto su pezzi di carta miracolosamente salvati dall’oscurità dell’oblio, il Mastro pasticcere Lillo Defraia ha finalmente potuto riassemblare le due ricette originali, risolvendo il busillis (è il solo, infatti, a conoscere tutti i più intimi segreti dei due dolci) e riproponendo nuovamente le due specialità, in ossequio alla tradizione e, scusate se è poco, al palato di tutti noi.
Ed eccoci quindi al dunque: la Spina Santa (originariamente concepita per essere servita in occasione della festività della Santissima Croce, celebrata il 14 settembre, ma adesso propria della Settimana Santa) ha un particolare impasto preparato con farina della tipologia “Maiorca”, mandorle pelate, miele, albume, zucchero, scorza di limone o arancia, il tutto a creare un pasticcino decorato con purea di gelso o cotogno e, nell’estremità più appuntita, con cioccolato fondente. I cultori suggeriscono di mangiarla iniziando dalla parte con la confettura per finire poi col sapore del fondente che coccola il palato: finezze che possono fare la differenza tra un assaggio e “l’Assaggio”. La Crocetta (all’inizio ideata sempre per i festeggiamenti del 14 settembre), invece, ha in comune con la prima specialità solo l’uso della farina “Maiorca” e dell’impasto che prevede l’uso di mandorle e zucchero, poi le loro strade si separano poiché di quest’ultima specialità sono previste due varianti: infatti, se la farcitura è composta da confettura di limone, l’esterno della Crocetta sarà decorato rigorosamente con lo zucchero a velo, se invece all’interno si inserisce la marmellata di arance, l’esterno vedrà brillare solo la granella di pistacchio.
Quindi, come al solito, a voi la scelta, perché che la vostra preferenza ricada sulla Spina Santa oppure sulla Crocetta, sarete sempre immersi in tutta la magia dei sapori che l’essenza di antiche ricette farà rivivere in questi anni a noi contemporanei.