Fondato a Racalmuto nel 1980

Favara, ecco come è nato il famoso Agnello Pasquale

La cucina siciliana tra storia e curiosità. Nella cittadina, a pochi chilometri da Agrigento, nei giorni che precedono la Settimana Santa è tutto un tripudio dolciario che vede impegnati i laboratori delle tante pasticcerie locali nella preparazione di quella che, all’unanimità, è considerata la specialità favarese per eccellenza.

Antonio Fragapane

In Sicilia, ogni paese ha il suo piatto tipico, custodito gelosamente e promosso e valorizzato in ogni occasione. O almeno così dovrebbe essere. E certamente lo è in una cittadina del sudovest isolano, Favara, a pochi chilometri da Agrigento, dove nelle settimane che precedono la Settimana Santa è tutto un tripudio dolciario che vede impegnati i laboratori delle tante pasticcerie locali nella preparazione di quella che, all’unanimità, è considerata la specialità favarese per eccellenza, l’”Agnello Pasquale”, leccornia caratterizzata da un esterno in pasta reale – quindi farina di mandorle, zucchero e acqua – forgiato nella forma “plastica” di un agnello comodamente seduto, artisticamente modellato in maniera molto realistica grazie all’uso del fondente di zucchero e dei fiocchi di pasta di mandorla e poi decorato con piccole e dolci palline argentate, colorati addobbi floreali di sottilissima pasta di pane e lo stendardo della Resurrezione di Gesù (e qui non possiamo non ricordare che ne esiste anche una versione, alla fine della preparazione, interamente rivestita di glassa bianca). Ma è l’interno a rendere questo dolce unico e imperdibile: una prima farcitura di morbida pasta di mandorle che, a sua volta, ne racchiude una seconda di pistacchi (quest’ultimo, pregiato prodotto del territorio che rientra nella filiera del “Pistacchio di Raffadali” DOP), poco edulcorate, che andranno a bilanciare il deciso carattere zuccherino della composizione esterna. Le creazioni dei maestri pasticceri locali sono talmente belle e da ammirare che molto spesso appare quasi oltraggioso doverle affettare per servirle, ma tant’è, l’Agnello Pasquale di Favara va gustato così, tagliato a tranci così da poter unire i due ripieni di mandorle e pistacchi in un unico, sublime, boccone. E si consiglia di ripetere quest’ultima operazione più e più volte, fino a quando sarà possibile reggere all’effetto delle endorfine che questa specialità, molto piacevolmente, sprigionerà a favore del palato (e della mente).

Ma, adesso, forniamo i doverosi cenni storici che riguardano questa ghiottoneria, pochi ma significativi. Si narra che la ricetta originale fu ideata dalle suore del Collegio di Maria del paese per rendere omaggio al Cristo risorto e che, gelosamente custodita, fu poi tramandata oralmente dalle monache più anziane solo ad alcune novizie degne della massima fiducia. Quindi anche l’Agnello Pasquale di Favara è da annoverare tra le rinomate opere gastronomiche concepite dalla illustre “pasticceria conventuale” siciliana, la cui storia si è sempre prima diramata tra le mura delle antiche e silenziose strutture religiose, per poi essere consegnata al mondo secolare in virtù di (spesso) fortuite circostanze. Esattamente come avvenne in questo caso, quando nel 1898 alcuni membri di una nobile famiglia favarese vennero a conoscenza di questo misterioso dolce, ne commissionarono la produzione alle suore e lo fecero conoscere ai loro amici notabili in occasione di feste e banchetti. Il successo che incontrò l’Agnello Pasquale fu tale che non solo si iniziò a pianificarne la realizzazione fuori dal Collegio (sia dentro i laboratori professionali che nelle normali cucine presenti in ogni casa), ma se ne organizzò anche la commercializzazione prima all’interno della cittadina e poi anche nei territori limitrofi, fin dove fosse arrivata l’onda lunga della notizia della sua eccezionale bontà. E la sua fama crebbe sempre di più nel corso dei decenni successivi, tanto che a Favara è nata, nel 1997, una sagra annuale che si svolge durante la Settimana Santa e che richiama migliaia di entusiasti visitatori da ogni parte dell’isola, diventando addirittura, nel 2004, la “Città dell’Agnello Pasquale” per antonomasia.

Allora, cosa state aspettando? C’è uno squisito Agnello che attende ognuno di voi…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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