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Da Favara a Màkari, e l’Agnello prese per la gola Piccionello

 Una Pasqua tutta da gustare per Domenico Centamore

Domenico Centamore con il famoso agnello pasquale di Favara

Per raggiungere da Makari la città di  Scordia, dove trascorre la Pasqua Peppe Piccionello, occorre tagliare in due la Sicilia; quasi come tagliare in due una fetta di pasta reale. Ed al centro di questo tragitto dall’occidente all’oriente siciliano trovi Favara, città dell’Agnello Pasquale, dove pulsa da sempre forte il cuore dell’ospitalità e dell’amicizia sincera. Un cuore che in questo periodo diventa verde come il pistacchio, il cui frutto si abbina alla mandorla trasformando il tutto in una vera delizia per il palato. Quel pistacchio che già gli Arabi, durante la loro dominazione in Sicilia tra la Val di Mazara, dove c’è Makari, e la Val di Noto, dove c’è proprio Scordia, coltivavano nelle campagne di Fawwarah (Favara), a pochi chilometri dalla Valle dei templi

Intere distese piene di alberi di fustuaq, da cui deriva il termine dialettale fastuca, ancora in uso tra i contadini.

E’ una Pasqua tutta da gustare per Domenico Centamore, in arte Peppe Piccionello, coprotagonista del successo di Rai Uno nella serie “Màkari”, ispirata ai romanzi di Gaetano Savatteri, per la regia di Michele Soavi.

Tra Piccionello e Favara è scoccato un grande amore durante “E’ solo un gioco”, terza puntata dove l’amico di Saverio Lamanna, ormai popolarissimo per le  magliette made in Sicily e infradito, rivela di aver avuto un trascorso calcistico di successo nella squadra del  Pro Favara tale da essere ricordato dai tifosi con l’appellativo di Super Piccio. E quella appartenenza alla squadra gialloblu ha scosso non solo la tifoseria ma le migliaia di favaresi che erano incollati su Rai Uno per seguire la risoluzione dei gialli di Savatteri.

Malgradotuttoweb, con una diretta sulla propria pagina FB, ha fatto incontrare il simpaticissimo attore catenese con il Peppe Piccionello originale favarese doc, con un trascorso da stopper nella Pro Favara ed attualmente dirigente della squadra che milita nel Girone A di Eccellenza. Incontro simpatico tra i due Piccionelli, sotto lo sguardo divertito dello scrittore racalmutese Savatteri e del presidente della Pro Favara Rino Castronovo. Quasi a fine diretta il tiro ad effetto del massimo rappresentante della società gialloblu con  la nomina a Presidente onorario proprio di Piccionello e la presentazione della maglia ufficiale con il numero 9 con la scritta Super Piccio. Tiro che ha fatto gol nel grande cuore di Mimmo Centamore, visibilmente emozionato e contento dell’invito a partecipare, alla riapertura degli stadi, ad un incontro di calcio della “sua” Pro Favara.

Ma la dirigenza gialloblù, oltre al cuore, ha preso per la gola l’attore di Scordia, inviando nella sua abitazione un Agnello Pasquale, dolce tipico della cittadina chiaramontana e famoso in tutto il mondo per la sua bontà ed i suoi profumi di mandorla e pistacchio. Insomma un concentrato di sapori siciliani, come concentrata è la sicilianità che Piccionello esprime a Màkari.

Durante le quattro puntate Piccionello ed il suo amico giornalista e scrittore  Lamanna, tra una inchiesta ed una risoluzione dei gialli, non si sono sottratti alla buona tavola. Dal ristorante di Marilù alle cassatelle gustate nell’ultima puntata anche in compagnia della bella Suleima.

Adesso nella top dei peccati di gola di Super Piccio c’è anche l’Agnello Pasquale di Favara. Chissà se nella prossima serie di Màkari, che tutta la platea di telespettatori invoca a gran voce a poche ore dalla conclusione dell’ultima puntata, non ci sia spazio a tavola di una buona fetta di Agnello Pasquale, tra un cannolo di Dattilo ed una cassatella trapanese.

La maglia donata dalla Pro Favara a Domenico Centamore

Favara ha preso per la gola, con il dolce realizzato per la prima volta alla fine dell’Ottocento dalle suore della Batìa, migliaia di persone e turisti, grandi e piccoli, facendo “peccare” tutti, compreso un Papa.

Durante un’audizione in Vaticano con alcuni sacerdoti agrigentini,  Giovanni XXIII, chiamato da tutti come “Il Papa buono”, ricordò la sua visita nella città dei Templi, avvenuta il  12 maggio 1923, ed il passaggio da Favara dove fece sosta per gustare proprio il famoso dolce.

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