A Padova ancora vivo il ricordo, dopo tanti anni dalla scomparsa, del noto ortopedico “cittadino onorario” di Racalmuto. Nel ’57 aveva fondato l’Istituto di Clinica Ortopedica dell’Università di Padova, e dal 1994 una sua preziosa collezione di vasi greci è in mostra accanto alla cappella di Giotto
Fa una certa impressione sentire certi padovani ricordare che da ragazzi, quando andavano in ospedale, dicevano – ‘andiamo al Casucci‘. Fa una certa impressione sentirlo ancor oggi quel nome che certo richiama ad un medico, molto noto a Padova e nelle cui vene scorreva sangue racalmutese. E fa ancora più impressione, per chi soprattutto arriva da Racalmuto, trovarsi al Museo civico degli Eremitani e scoprire il mezzobusto in bronzo del Dottor Calogero Casuccio, nipote del noto arciprete delle sciasciane Parrocchie di Regalpetra, nella sala che conserva l’importante donazione del medico “cittadino onorario” di Racalmuto che a Padova e dintorni (e non solo) era una vera e propria celebrità.
E si perché qui il professor Casuccio, nel maggio del 1957, aveva fondato, con “impulso inesausto”, come ricordano i medici, l’Istituto di Clinica Ortopedica dell’Università di Padova. E’ stato infatti Direttore dell’Istituto e primo Professore Ordinario di Ortopedia dell’Ateneo Patavino. Un’eminenza, per i padovani. Una celebrità che giustamente viene ricordata non solo per la professionalità, ma per la generosità che Casuccio ha avuto per questa graziosa città.
Accanto ai soffitti azzurri trapuntati di stelle di Giotto, nella nota Cappella degli Scrovegni, accanto a sale che ospitano opere d’artisti incantanti, per dirla alla Dan Brown, si possono, infatti, ammirare dal 1994 i beni donati dal professor Casuccio. All’ingresso della sala del museo archeologico la sottolineatura che il materiale in mostra è stato donato dall’illustre cittadino “Cavaliere di Gran Croce”. Nelle vetrine la ricca raccolta composta da oltre 170 pezzi unici provenienti dal meridione d’Italia, in particolare dalla Puglia.
Sostanzialmente due sono i nuclei che compongono l’esposizione: uno relativo alla ceramica greca (corinzia, attica a figure nere e rosse, greco orientale e laconica), cui sono affiancati due esemplari di ceramica etrusca, ed uno, più consistente, riguardante la ceramica italiota (apula a figure rosse, apula dello stile di Gnathia).
La cappella che ospita la collezione Casuccio è una preziosa testimonianza del primo convento dei frati Emeritiani, intitolata a Santa Maria della Carità. Nelle vetrine, ben mantenuti, vasi e ceramiche. Ma quel che più colpisce è il grande cratere apulo a figure rosse. E’ il vaso più bello di tutta la collezione ed è databile intorno al 340 a.c. circa. Bisogna venirci per capire la consistenza della raccolta, ammirata ogni giorno da migliaia di visitatori, studenti, appassionati e turisti provenienti da tutto il mondo.
Ad accoglierli ancora lui, Calogero Casuccio (l’opera in bronzo che ritrae il Professore è stata realizzata dopo la sua morte avvenuta nel 2003),
Era il 1996 quando Casuccio tornò nella terra di suo padre e di suo nonno, accolto da cugini e familiari e tanti racalmutesi che lui, nella sua Clinica ortopedica di Padova, riceveva a braccia aperte.
Ancor oggi a Padova Calogero Casuccio è ricordato per i meriti professionali e culturali, così come in tanti lo ricordano ancora nel paese delle sue radici.