Grotte. Lui è Franco Agnello, un distinto e colto signore che, da quando era bambino, coltiva la passione per il modellismo ferroviario, realizzando plastici di rara bellezza
“C’è un treno nella vita di ogni siciliano. Un treno perduto. Un treno che ti porta lontano o ti fa tornare”. Così Gaetano Savatteri introduceva, un po’ di anni fa, una sua intervista ad Andrea Camilleri, nella quale, tra i tanti ricordi dello scrittore, emergeva anche come molta parte della letteratura siciliana sia legata al treno, “alle persone e ai silenzi di stazioni affollate o deserte”.
Sono nato in una stazione, un tempo “affollata” e ricca di vitalità: quella di Grotte. Oggi, purtroppo, come tantissime altre stazioni in Sicilia, e non solo in Sicilia, chiusa e “silenziosa”. Ma quel luogo, dove sono cresciuto fino all’età di 14 anni, è sempre stato e sempre rimarrà un prezioso riferimento della mia infanzia e della mia adolescenza, segnate dalla presenza di ben tre ferrovieri in famiglia, mio padre e due fratelli. E nonostante siano passati molti anni, ancora oggi quando si parla di treni e di stazioni si accendono inevitabilmente molti piacevoli ricordi.
Fatta questa premessa capirete perché quando ho saputo che al mio paese c’è un distinto e colto signore che coltiva da tempo la passione per il modellismo ferroviario, realizzando plastici di rara bellezza, tra i quali anche qualcuno che riproduce in miniatura la stazione di Grotte, ho subito deciso di incontrarlo, non potevo non incontrarlo. E così è stato.
Lui è Franco Agnello, di professione Ragioniere, sposato, due figli. .“La mia passione per il treno – racconta – inizia circa 50 anni fa, quando da bambino per la prima volta ho visto un trenino di latta con la ricarica a molla. Mi affascinò a tal punto che un giorno d’estate prelevai 5 mila lire dal borsellino di mia nonna paterna e andai nel negozio “lugnuri” comprando il treno; il resto lo riposi nel borsellino. Ovviamente quando mia nonna lo scoprì lo riferì a mio padre e fui severamente punito per il malfatto”.
E dopo cosa è successo?
Da allora ho coltivato l’ idea che da grande avrei comprato trenini elettrici. Un giorno trovandomi a Bologna ho visto un plastico enorme che era stato fatto dal personale ferroviario in pensione, questo plastico mi ha colpito così tanto che durante il mio periodo universitario ho comprato in un negozio di modellismo a Palermo 3 locomotive: una elettrica, una diesel e una automotrice (la littorina). Questi modellini li ho sempre avuti conservati perché erano riprodotti in scala ma questa scala a differenza di altre scale più piccole richiedeva molto spazio. Ogni tanto aprivo le scatole, guardavo e le riposavo per paura di rovinarle e romperle e forse perché evidentemente non era il momento giusto per tirarle fuori.
Come mai hai scelto proprio quelle tre locomotive
La scelta non fu casuale … le locomotive acquistate rappresentavano le locomotive che avevo visto nei miei viaggi fatti nel continente. La prima locomotiva acquistata era una locomotiva diesel e riproduceva la D345 prodotta dalla roco, un’industria artigianale austriaca. La d345 era la locomotiva che trainava le carrozze passeggeri da Agrigento attraversando tutto il nostro territorio fino a Catania; la seconda locomotiva, sempre Roco, rappresentava le locomotive elettriche, da Catania proseguiva verso il nord, e, infine, la terza ed ultima era una automotrice lima che serviva per il trasporto dei pendolari nella nostra provincia.
Come nasce il diorama della stazione di Grotte
Quando ho deciso di farlo mi ricordo che sono andato diverse volte alla stazione di Grotte per misurare con i miei passi la lunghezza della stazione. Ho fatto diverse foto. Quando ho iniziato a costruirlo ho applicato le tecniche che da bambino usavo per fare il presepe, quindi ho usato il gesso, il polistirolo e il das e anche la camomilla setacciata per far l’erba. Cosi ho potuto ricreare tutto quello che avevo osservato da bambino quando andavo a giocare e tutto quello che avevo osservato quando da adolescente mi recavo ad Agrigento e Canicattì…Durante la lavorazione del diorama i vari complimenti fatti dalle persone che mi venivano a trovare mi hanno stimolato a tal punto da modificare il diorama in plastico … applicando sempre le stesse tecniche di costruzione. Adesso il plastico ha una superficie complessiva di circa 320x 180cm. La rete ferroviaria è rappresentata da un binario unico come nella realtà, il plastico non è ultimato tanto che tre anni fa un collega mi regalò un pezzo di multistrato e le misure del multistrato erano cosi grandi da creare ai piedi dei cavalletti, che sorreggono il plastico, una stazione nascosta, creata copiazzando la stazione di Agrigento. Adesso i Treni dal basso salgono vero l’alto tramite un elicoidale progettato sul multistrato recuperato dalla raccolta degli ingombranti.
“La ferrovia e i binari – aggiunge Franco Agnello – sono idee ingegneristiche che hanno cambiato per sempre il modo in cui percepiamo lo spazio. Prima di tutto quello fisico, che finalmente si è fatto breve, percorribile in tempi ragionevoli. Ma soprattutto non dimentichiamo che queste strisce di metallo e legno in cui correvano le locomotive hanno connesso per la prima volta culture e popolazioni che si percepivano come lontane e inarrivabili”.
E conclude: “Il treno per me rimane ancora il mezzo pubblico più bello, romantico e affascinante che c’è!”.
Anche per me Caro Franco. Grazie per avere accarezzato con le tue parole e le immagini dei tuoi plastici i miei ricordi.
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