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Quando scoprire un “Ti amo” sul proprio diario non aveva prezzo

Buon anno scolastico a tutti

“Il mio primo giorno di scuola”, vi ricorda qualcosa? È il titolo del tema che tutti abbiamo svolto alle elementari. Era un tema facile, accessibile, anche i meno bravi potevano scrivere qualcosa, riempire una pagina, raccontare un’emozione. E comunque, il primo giorno di scuola ce lo ricordiamo sempre. Difficile cancellarlo per diecimila diversi motivi. Primo fra tutti, andare alle elementari voleva dire essere grandi, indossare un grembiule colorato, avere uno zaino nuovo, le penne profumate, un astuccio super accessoriato, un diario.

Ecco, il diario era il pezzo forte del corredo scolastico, quello che potevi personalizzare, mostrare, condividere. Rappresentava il nostro alter ego, qualcosa che ci potesse rappresentare, la parte migliore o peggiore di noi. Trascorrevamo ore tra gli scaffali delle cartolerie per scegliere quello più bello, quello giusto. Aveva l’odore di nuovo. E mentre sfogliavi le sue pagine, più andavi avanti con i giorni e con i mesi, alimentavi nuovi sogni, desideri, progetti per il futuro. Sul diario difficilmente ci segnavamo i compiti, semmai ci annotavamo i compleanni dei nostri compagni. Lo condividevamo per farci scrivere delle dediche. Chi si ricorda “Come la barca lascia la scia, io ti lascio la firma mia”?

E poi le dichiarazioni d’amore. Scoprire un “Ti amo” sul proprio diario non aveva prezzo. Quanti di voi si sono fidanzati con una richiesta scritta sul proprio diario? Quanti amori sono stati alimentati e consumati attraverso le sue pagine. Chi di voi non ha tracciato un cuore trafitto da una freccia sul proprio diario? Quanti talenti artistici sono venuti fuori da quelle pagine! Ma sul diario si ci giocava anche a “Tris”, a “Battaglia navale”, a “Nome, cognome, citta, animali e cose”. Per i maschi era anche un luogo di contesa, dove tifare per la propria squadra o gufare per quella avversaria: “Forza Juve. Abbasso Inter.” e viceversa era la frase ricorrente. I maschi, se non ricordo male, ci attaccavano anche le figurine dei calciatori Panini e le femmine quelle di Heidi, Lady Oscar, Candy Candy. E le note, chi si ricorda delle note sul diario? “Gentile signora, oggi sua figlia non ha fatto i compiti”. Vabbè, in quel caso sarebbe stato meglio non averlo, o quantomeno provarci, dichiarando senza successo: “Oggi non ce l’ho, l’ho dimenticato”. Il diario era un pezzo di storia, da collezionare, da riporre sugli scaffali delle librerie per misurare il trascorrere del tempo.

Di diari nella nostra carriera scolastica ne abbiamo collezionati parecchi. Da grandi molti di noi li hanno sostituiti con le agende, cercando sempre un modo per tracciare il tempo, per immortalare gli eventi. Peccato però che nel fare grandi pulizie, ritenendoli ormai inutili, li abbiamo buttati. Che stupidi siamo stati, solo adesso comprendiamo quanto fossero importanti.

Quanto mi piacerebbe che anche quest’anno gli studenti delle elementari e delle medie portassero a scuola il loro nuovo diario, orgogliosi di tenerlo tra le mani non per quello che è, ma per quanto rappresenta.

Non so cosa li renderà felici il loro primo giorno di scuola, magari non sarà il diario, ma spero che lo siano. Devono esserlo, perché la scuola è vita. Distanziamenti, mascherine e norme anti Covid a parte, la scuola è il gioco più bello della loro vita, ossigeno puro per i loro polmoni, emozioni assicurate. E se andare a scuola è un diritto oltre che un dovere, nessuna pandemia dovrebbe violarlo.

Restituire ai bambini la scuola, il loro primo giorno di scuola è un imperativo. Non importa quanto lungo sarà il suono della campanella quest’anno, ciò che conta è che possa squillare. Anche se distanziati, in questo inconsueto settembre, i bambini torneranno a scuola per scrivere una delle pagine più belle del loro diario chiamato vita.

Buon anno scolastico a tutti.

 

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