Fondato a Racalmuto nel 1980

“Sono Gloria, all’età di 11 anni sono stata vittima di una violenza sessuale di gruppo”

Ieri Gloria ha raccontato la sua drammatica esperienza nella sua scuola. “Lottiamo tutte insieme, vittime di violenza e non – ha detto – affinché un domani sempre meno donne possano soffrirne”

Gloria

Non so da dove lo tiri fuori, né quanto ne abbia posseduto o ne possegga ancora, ma questa piccola donna, del coraggio ha fatto una vera e propria scelta di vita.

Mi chiedo quante donne avrebbero potuto sopportare il peso di una scelta tanto grande quanto lo sia il denunciare i propri aguzzini, quattro uomini oggi accusati di violenza sessuale di gruppo aggravata dalla minore età della vittima. Sì, perché ci vuole molto coraggio. A tredici anni non è comune averne tanto, ma lei, Gloria l’ha fatto. Lo ha fatto con la consapevolezza che la morale comune del piccolo paese in cui viveva, Aragona, non avrebbe accettato il suo gesto. Lo ha fatto con la consapevolezza che da quel momento la sua vita sarebbe cambiata. Del resto la sua vita, la vita della bambina che era, era già cambiata. Gloria era stata calpestata, abusata, privata della gioia di vivere. Era stata costretta ad entrare in un vicolo dal quale non riusciva più a venire fuori.

Gloria aveva solo 11 anni, troppo piccola per portare sulle spalle un peso così grande. Così ha denunciato. Sono trascorsi cinque lunghi anni e Gloria è sempre in attesa, fiduciosa attesa, che la giustizia faccia il suo corso. E mentre aspetta rivolge il suo sguardo a tutte quelle donne che tacciono ogni forma di violenza e mettendoci la faccia le esorta a parlare, a denunciare come ha fatto lei.

Forte del suo inseparabile coraggio ha affrontato la platea più temuta, quella dei ragazzi che frequentano la sua scuola e con la voce tremante si è pubblicamente raccontata.

“Ciao a tutti, sono Gloria, nel 2015, all’età di 11 anni sono stata vittima di una violenza sessuale di gruppo ed ho avuto il coraggio di denunciare, e parlare, soltanto all’età di 13 anni. Per la ragazzina che ero allora, appena adolescente, è stata una bella sfida. Era il 22 novembre del 2016, io e mia madre eravamo in macchina, di fronte la questura di Agrigento, ricordo ancora quando mi disse: “Gloria, sei sicura di voler denunciare? Perché non potrai più tornare indietro”.

Non c’è dubbio, Gloria da quel momento in poi, varcata la soglia della questura, non è più tornata indietro. È sempre andata avanti a testa alta, incassando tutti i colpi che un processo può presentare. Ma non sì è mai arresa, non si è mai fermata. Perché?

“All’epoca, non ho deciso di denunciare solo per ottenere giustizia, ma affinché quegli stessi uomini che mi avevano stuprato, non rimanessero a piede libero, con la crudele e reale possibilità di poter stuprare altre donne e bambine. Ho denunciato per me stessa e per tutte le altre donne, affinché non ci fosse un’altra Gloria che soffrisse a causa di un abuso. In un piccolo paesino Siciliano, in cui vive ancora la mentalità dell’omertà, dello stare zitti, del non esporsi perché la colpa è della donna, o della bambina, che ha provocato l’uomo, per me non è stato facile. Non è stato facile per me e non sarà facile per nessuno”.

Quello della denuncia è un passo importante, necessario se si crede nella giustizia, indispensabile se vogliamo che le cose cambino, che prendano una nuova direzione. Ma quanto costa denunciare?

“È difficile denunciare, è difficile parlare perché la paura è tanta. È difficile lottare per i propri diritti, per il rispetto del proprio corpo, perché le cause giuste non sono mai quelle facili. É normale avere paura, ed è giusto parlare solo quando si è pronti e con i propri tempi”.

Ecco, il tempo è la chiave giusta per affrontare ogni cosa, forse anche uno stupro.

“Da bambina che è stata stuprata, – dice ancora Gloria rivolgendosi ai suoi compagni – posso confermare che è tutto fuorché semplice, ma se ho il minimo potere di aiutare anche solo una persona in questo istituto, non le chiedo di parlare, ma di urlare all’infinito il diritto che le spetta. La paura è forte, ma il nostro coraggio lo è ancora di più. Non si può porre fine a questo dolore, ma gli si può dare un senso se si pensa che la lotta per la propria giustizia, è la lotta per la giustizia di tutte le donne”.

E mentre l’eco del 25 novembre, la Giornata Internazionale della lotta contro la violenza sulle donne, sembra affievolirsi, Gloria esorta così le sue compagne:

“Lottiamo oggi tutte insieme, vittime di violenza e non, affinché un domani sempre meno donne possano soffrirne. Siamo la generazione di un domani e non ci rendiamo conto di quanto potere abbiamo, possiamo davvero cambiare le cose, perché le rivoluzioni non si fanno in silenzio, ma insieme e con le voci all’unisono”.

A Gloria, piccola grande donna, va tutta la nostra solidarietà per il coraggio dimostrato. A lei va anche il nostro sostegno e il nostro aiuto nel condividere la sua storia, affinché possa scuotere le coscienze dei più e liberare dai retaggi culturali e sociali tutte quelle donne vittime di ogni forma di violenza.

 

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