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Covid. Il ritorno a scuola mi preoccupa

Con molta lucidità sostengo che in questo preciso momento il ritorno in classe potrebbe essere potenzialmente rischioso per tutti. Cosa fare?

Valeria Iannuzzo

Ce lo prenderemo tutti. Ne sono sempre più convinta, se la curva dei contagi non dovesse arrestarsi per l’attuazione di nuove restrizioni, il Covid ce lo prenderemo tutti. Non sono Capua, Bassetti, Galli o Crisanti; non serve una laurea per capirlo. Basta un po’ di buonsenso. Proprio quello che è mancato durante le feste di Natale, dove forti di seconde e terze dosi o della presunzione che adesso il Covid è solo un’influenza, in molti si sono rilassati, incontrando amici e parenti a destra e a manca, favorendo la propagazione del variante Omicron.

Non sono diventata pessimista, sono solo realista, razionale, concreta. Cosa mi preoccupa? Mi preoccupa il ritorno in classe.

Con molta lucidità sostengo che in questo preciso momento il ritorno in classe potrebbe essere potenzialmente rischioso per tutti. Cosa fare?

L’ideale sarebbe scaglionare i rientri a scuola con uno screening di massa, sebbene si legga che Omicron sfugga ai tamponi rapidi. Purtuttavia, in questo modo, potrebbero essere intercettati potenziali focolai.

Ma il tempo stringe, ed organizzare su due piedi un simile progetto mi sembra assai difficile. Altra ipotesi sarebbe quella di allungare le vacanze di Natale di almeno un’altra settimana e recuperare questi giorni di lezione a giugno. A me quest’idea è sempre piaciuta. Mi piaceva anche durante il primo lookdown, ma a quanto pare pochissimi la condividono. Non ne capisco il perché. Nessuno verrebbe meno al proprio dovere. Ai ragazzi sarebbe garantito un reale diritto allo studio. La scuola chiuderebbe i battenti a fine giugno come avviene in tanti altri paesi. Ma no, questa soluzione non piace.

Rimarrebbe la tanto discussa DAD. Di danni credo che ne abbia già fatti abbastanza, fortunatamente chi dirige il sistema lo ha capito. Purtuttavia, credo che in questo caso valga il detto “A mali estremi estremi rimedi”.

Sebbene a scuola vengano rispettate tutte le misure per la prevenzione dei contagi, in questa fase evitare ogni forma di contatto, a mio modesto giudizio non guasterebbe.

Ma io sono io. Io sono un semplice insegnante. E come al solito a decidere delle mie sorti, delle sorti degli studenti, della scuola, saranno altri che con buona probabilità di scuola e dei suoi veri problemi ne sanno poco o nulla.

Dunque, ci rimettiamo nelle mani del Ministro Bianchi, e intanto iniziamo a preparare nuovi striscioni da appendere ai balconi visto che quelli con l’arcobaleno con su scritto “Ce la faremo” sono ormai sbiaditi e stinti.

Dando spazio alla nostra creatività, come suggeriva Giovanni Muciaccia in Art Attak, inizieremo a sfornare striscioni con la triste previsione “Ce lo prenderemo tutti”.

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