Fondato a Racalmuto nel 1980

Il cronista-gentiluomo, maestro del giornalismo economico

Natale Conti, un uomo di altri tempi disponibile anche con le nuove generazioni che si affacciavano alla professione.

Natale Conti

Se n’è andato lo scorso anno dopo una breve malattia Natale Conti, a breve avrebbe compiuto 80 anni. Decano dei giornalisti economici, Conti ha svolto quasi tutta la sua carriera al Giornale di Sicilia dove è stato a lungo caposervizio all’Economia. Il tratto gentile, il carattere mite, una conoscenza approfondita del mestiere: erano i tratti di un uomo di altri tempi disponibile anche con le nuove generazioni che si affacciavano alla professione.

Originario di Messina, è stato a lungo impegnato negli istituti della categoria. Ha rivestito l’incarico di presidente dell’Ordine dei giornalisti ed è stato anche componente degli organismi sindacali, a cominciare da quello di base. Ultimamente era alla guida dell’Unione giornalisti pensionati.

Natale era il collega anziano che si occupava di sindacato e ordine e a cui ognuno si sentiva autorizzato a chiedere consigli e informazioni, ad esempio, sul complicato campo previdenziale. Lui non sempre c’azzeccava, ma a domanda sempre rispondeva. Era amabile e pacifico, le sue incazzature erano talmente buffe che parevano finte; la sua ansia di sbagliare qualcosa in pagina, bucare una notizia o sottovalutare un dettaglio mandava in subbuglio il suo coordinamento fisico. E quando uno ci scherzava su sbuffava. «Avete rotto i c…».

Totò Rizzo, collega infallibile nell’individuare tratti caratteristici delle persone, di Natale ha scritto questo.

“Io avrei uno scoop ma mi avete talmente fatto incazzare che non ve lo do!”. Detto alla riunione delle 15, la seconda della giornata, quella in cui si comincia ad imbastire il giornale del giorno dopo, fece un certo effetto. Io continuo a pensare che fu un’uscita geniale, spiazzante, ai confini del dadaismo. Alla fine, passione per il mestiere e correttezza deontologica vollero che lo scoop (rivelato, se non erro, a sera quasi fatta) uscisse il giorno dopo nelle pagine dell’Economia. D’altronde, se Natale Conti si incazzava, lo faceva una volta su cento. Ansioso sempre, fibrillante ogni momento, sul chi vive ogni giorno che Dio mandava nella sua stanza semmai gli sfuggisse qualcosa, ma incazzoso mai.

Non rammento i motivi di quella collera, ma “lo scoop non ve lo do”, è rimasto nell’antologia dei miei quasi 40 anni al Giornale di Sicilia. Dove Natale era per me praticamente un mito: ma non solo per alcuni anni anagrafici e professionali in più ma perché era il capo dell’Economia. Un mondo – per me che non so leggere uno scontrino fiscale o il brogliaccio bancario del mio conto corrente – avvolto nel mistero, un universo arcano. “Ma che sono, un consulente finanziario?”, “Vabbè, Nata’, ma questo prestito dell’Inpgi è conveniente o busso altrove?”.

Sorrideva quando lo sfottevamo per le sue dentali doppie ereditate dalle origini messinesi e mai dismesse nella parlata: “E questo lo mettiamo a pagina dddui”. “Cornuti siete”».

Ecco, appunto, questo era Natale Conti.

 

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