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Fuoco di Sant’Antonio, la malattia che può colpire qualsiasi età

Salute. E’ causata da un virus insidioso che si nasconde nel nostro corpo. 

Simona Carisi

Il Fuoco di Sant’Antonio è sicuramente una delle esperienze più dolorose ed invalidanti tra le malattie contagiose causate da un virus. Un virus insidioso con cui molti individui hanno avuto un contatto e che si nasconde nel nostro corpo in attesa del momento propizio, per causare la malattia.

Nella tradizione popolare l’Herpes zoster, è noto come “fuoco di Sant’Antonio” per ricordare Sant’Antonio abate ed eremita d’Egitto. Si racconta che attorno a lui si radunavano i malati ed i sofferenti nel corpo e nello spirito a cercare conforto e per interpretazione mistico-religiosa l’eremita, di conseguenza, fu tormentato nel deserto dal diavolo, che si manifestava come un serpente. Ecco il motivo per cui viene ricordato come un guaritore: il suo rapporto con quel grande mostro, spirito di fuoco, che lui stesso aveva ricevuto e associato ad altre malattie, come la sifilide, le cui caratteristiche erano simili all’herpes zoster, in quanto capaci entrambe di provocare bruciore e fortissimi dolori tanto da pensare che il demone, sotto forma di serpente, si impossessasse del corpo del mal capitato,  infliggendone pene insopportabili.

Circa il 95% delle persone si ammala di varicella nel corso della propria vita e si calcola che circa il 10% venga poi colpito dal fuoco di Sant’Antonio. La malattia può colpire qualsiasi età ma sicuramente l’età avanzata è considerata il primo fattore di rischio per la riattivazione del virus della varicella zoster; a rischio lo sono anche coloro che hanno deficit del sistema immunitario come i soggetti con AIDS o chi è in cura con corticosteroidi ed immunosoppressori per determinate patologie.

La varicella e l’herpes zoster fanno parte della stessa famiglia, ed è così che si incastrano: se non hai avuto la varicella, non farai il fuoco di Sant’Antonio, ma se hai avuto la varicella, il rischio per il fuoco di Sant’Antonio è alto; se hai il fuoco di Sant’Antonio puoi invece contagiare la varicella, ma a chi non l’ha avuta. Un bell’ ingarbuglio, ma questo è il legame fra l’evoluzione e/o la trasmissibilità dell’una o dell’altra delle due malattie.

Il contagio può verificarsi attraverso il contatto diretto con il fluido contenuto nelle vescicole, espressione di infezione, perché il virus si trova dentro il siero. Il soggetto invece, non infetterà più dopo l’evoluzione delle vescicole in croste. L’eruzione è dolorosissima, spesso accompagnata da febbre, male allo stomaco e mal di testa. Al dolore si può associare prurito, ed è importante non sfregare con le mani le vescicole che contengono il virus per poi toccare altri individui o utilizzare gli stessi asciugamani. La comparsa è spesso preceduta da arrossamento cutaneo e formicolio della zona interessata e può iniziare anche due settimane prima della comparsa delle vescicole, che continuano a formarsi per 3 o 5 giorni, poi si trasformano in pustole, cioè contenenti pus ed infine in croste.

Verosimilmente le vescichette tendono a comparire lungo il decorso dei fasci nervosi dove l’herpes si era nascosto, annidato, rifugiato. Può colpire il midollo e causare paralisi, può colpire il nervo trigemino, l’occhio, quindi come leggiamo negli opuscoli informativi presenti nei centri vaccinali: “con il fuoco di Sant’Antonio non si scherza”! Vacciniamoci se possiamo e secondo il parere del medico di famiglia. La vaccinazione è gratuita ed è un grande gesto d’amore per se stessi e gli altri, ed un atto coscienzioso della scienza medica che da sempre ci tutela e protegge.

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Simona Carisi – Medico Patologo Clinico

 

 

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