Franco Catalano, una vita da artista
Lo ricordo bene, raggiante, orgoglioso, negli studi televisivi di Primarete essere intervistato nel 1990 per l’Oscar al film Nuovo cinema paradiso. Quel premio apparteneva anche a lui, attore del cast di quel capolavoro di emozioni del cinema italiano di Giuseppe Tornatore che lo chiamerà anche per Malena.
Ho incontrato Franco Catalano all’apice della sua carriera artistica, divisa tra il cabaret, il teatro di prosa, la televisione e, appunto, il cinema. Frequentava tanto Agrigento. Ma era originario di Casteltermini, paese che ha dato i natali a Michele Guardì, Enzo Di Pisa, Fabrizio Giuliano. In quegli anni l’ho incrociato spesso, a partire da una mia piccola partecipazione al cortometraggio Si cunta, si canta e si raccunta per Rai Tre, alla fine degli anni Ottanta, Franco era il protagonista dello sceneggiato così come di altri sceneggiati televisivi per Rai Tre: Ragazzi di zolfo, La corda pazza, Giufà, Contro la piovra.
In tanti ricorderanno le sue apparizioni nella storica trasmissione televisiva Drive in di Antonio Ricci, su Italia Uno, comico tra i migliori comici di allora. E poi in tantissimi spettacoli, in Italia e all’estero, dove amava mettere in scena la maschera a cui era molto legato: Giufà, tra dolce e amaro, tra risata e malinconia. Faceva ridere e commuovere. Perché Franco Catalano non era solo un attore comico. Aveva dentro tutte le altre corde, poetiche, surreali, anche quelle drammatiche e collaborava con tutti i più grandi artisti, registi e operatori culturali della provincia di Agrigento (gli amici attori di Sciacca di TeatrOltre gli hanno dedicato una rassegna di teatro comico).
Era molto legato alla sua terra, alle sue tradizioni, alla sua realtà, alle sue potenzialità, ai suoi amici, a chi credeva in lui. .
Ricordo i suoi legami, le sue amicizie e le sue collaborazioni artistiche con Antonio Zarcone, Enzo Alessi, Giovanni Moscato, l’autore e regista Mario Gaziano (che nel 2001 gli ha dedicato il libro Franco Catalano: una vita da artista: gli esordi, il cabaret, la radio e la televisione, il teatro popolare, il cinema). E poi i Dioscuri, Berta Ceglie, Nellina Laganà, Fabrizio Giuliano, Carmelo Rappisi, Nenè Sciortino, il Gruppo Popolare Favarese, Tonina Rampello, e tanti, tantissimi altri.
Franco Catalano amava recitare, stare sulla scena, rallegrare ogni compagnia, trasmettere le sue emozioni, con le parole, con la sua caratteristica mimica, con le sue maschere. Per lui era un fatto naturale e un dono. Ogni luogo, nella vita reale, per lui era un palcoscenico ed era felice. Le luci del palcoscenico lo accendevano, gli davano vita, animavano i suoi tanti personaggi. L’arte drammatica l’aveva nel sangue e ha recitato fino a quando le condizioni di salute glielo hanno consentito. Ricordo la sua preoccupazione, la sua malinconia, la sua crescente sofferenza degli ultimi anni con il pensiero fisso ai suoi più cari affetti.