La questione della lingua, delle lingue si ripropone alla luce della globalizzazione neoliberista che, per sua natura e interessi, tende ad annullare le identità nazionali e locali
“Oggi si assiste a una sorta di guerra fra le lingue nella quale le vincenti marginalizzano, annullano le perdenti e diventano veicolo di un colonialismo culturale che intacca, distrugge le identità, le diversità e punta dritto all’omologazione”.
La questione della lingua, delle lingue si ripropone alla luce della globalizzazione neoliberista che, per sua natura e interessi, tende ad annullare le identità nazionali e locali, per creare un mercato unico mondiale supportato da una lingua unica (l’inglese) che dovrebbe regolare i rapporti fra produttori e consumatori.
La lingua è la sintesi espressiva della cultura di un popolo grande o di una piccolissima comunità; è anche un riflesso della loro civiltà e moralità che, certo, non vanno mitizzate, ma analizzate con spirito critico per evidenziarne le virtù e anche i punti di contraddizione, di passività, di rassegnazione e, perfino, di gretto maschilismo.
Un esempio: la lingua siciliana parlata presenta un neo che forse riflette una condizione storica e morale dello spirito pubblico isolano: praticamente il futuro non vi è contemplato. La qualcosa fa insorgere interrogativi e polemiche tutt’ora irrisolti. Tuttavia, è questa la nostra prima lingua, la lingua madre. La lingua, dunque, è divenuta uno strumento del potere il quale, per affermarsi e dominare, deve combattere, annichilire, sloggiare le altre lingue. Oggi si assiste a una sorta di guerra fra le lingue nella quale le vincenti marginalizzano, annullano le perdenti e diventano veicolo di un colonialismo culturale che intacca, distrugge le identità, le diversità e punta dritto all’omologazione.
Oramai, fra i tanti diritti negati e/o minacciati bisogna metterci anche quelli alla sovranità e all’identità nazionali: i popoli stanno per essere ridotti a una massa indistinta di consumatori dipendenti dal “mercato unico” delle multinazionali. Per questo hanno boicottato, fatto fallire l’ESPERANTO ossia la nuova lingua universale promossa dall’Onu che, volendo, può essere riscoperta e rilanciata.