Il direttore del Parco Roberto Sciarratta: “I risultati sono importanti… Lo scavo sarà aperto ai visitatori”. L’archeologa del Parco Maria Concetta Parello: “I risultati dello scavo sono davvero impressionanti. Restituiscono le immagini di una città in fuga”
E’ partita la nuova campagna di scavo nell’area residenziale a Nord della Collina dei Templi, finanziata e diretta dal Parco della Valle dei Templi. Sono sorprendenti i ritrovamenti venuti alla luce. Da mercoledì al via le visite guidate a cantiere aperto. Sarà possibile ammirare l’area da vicino, osservare gli archeologi al lavoro durante gli scavi e conoscere l’affascinante storia che i reperti narrano, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 15, con accesso dalla Via Sacra.
“E’ un intervento scientifico che abbiamo sostenuto negli ultimi anni – spiega il Direttore del Parco Roberto Sciarratta – che ha dato da subito dei risultati importanti: l’area di scavo ci regala una lettura dettagliata degli avvenimenti storici. Questo intervento va nella direzione degli approfondimenti scientifici sull’impianto urbano della città antica in tutti i suoi aspetti e della sua valorizzazione. Siamo felici di potere aprire lo scavo ai visitatori, una ulteriore offerta culturale che si propone ai nostri visitatori”.
Nell’area di scavo è stato individuato un ampio settore di abitato, ovvero case di età greca la cui fase principale termina con la conquista e la distruzione della città da parte dei cartaginesi. Al di sotto dello strato argilloso più basso, risultato del disfacimento dei mattoni crudi dell’alzato, è stato individuato un ingente crollo di tegoli che risultava disturbato, probabilmente già in antico. La rimozione del crollo ha restituito un deposito archeologico molto ricco costituito da ceramica destinata alla preparazione e al consumo dei cibi, contenitori da dispensa, ceramica da fuoco, contenitori per il trasporto e lo stoccaggio di alimenti.
“I risultati dello scavo – sottolinea l’archeologa del Parco, Maria Concetta Parello – sono davvero impressionanti perché restituiscono le immagini di una città in fuga, di un popolo che cerca di salvare se stesso abbandonando tutto ciò che costituiva il necessario del vivere quotidiano. Secondo Diodoro Siculo, infatti, quando Amilcare e i suoi soldati entrarono in città per saccheggiare case e templi, trovarono nelle case vuote, tutto ciò che gli Akragantini non poterono portare via con loro, lasciando a noi la grande opportunità di poter raccontare piccole storie di vita quotidiana di una città che nel momento della sua distruzione si trovava all’apice della sua grandezza”.
Il cantiere si pone in continuità con le ricerche degli anni precedenti e mira a restituire uno spaccato della città greca di grandissimo interesse. “La ricerca – aggiunge l’archeologa Maria Concetta Parello – è rivolta sia a definire le caratteristiche degli isolati e delle abitazioni in essi contenuti, sia quelle della viabilità in un’area certamente strategica nell’ambito dell’organizzazione urbanistica di Akragas, perché è quella in cui si incontrano il grande spazio dedicato agli dei, di cui non è ancora nota la conformazione, e l’area residenziale che si sviluppa in questa parte della città. Il cantiere racconta anche altre storie di frequentazione dell’area ed altre modalità insediative, che illustrano importanti trasformazioni che nel tempo hanno cambiato il volto della città”. Un saggio in prossimità del muro perimetrale di una delle case ha permesso di definire la cronologia relativa alla sua fase più antica. Nel cavo di fondazione infatti sono stati recuperati materiali inquadrabili entro il 540 a.C. Allo stato attuale della ricerca, dunque, la casa sembra essere stata costruita nella seconda metà del VI sec. a.C. mentre il tracciato stradale potrebbe essere precedente”.