Lei è Teresa Letizia Bontà, fotografa. E’ nata a Licata ma ormai da vari anni vive e lavora a Venezia. Ha al suo attivo diversi premi e riconoscimenti prestigiosi nazionali ed internazionali. “Per me essere siciliana significa essere parte di una comunità ricca di storia, di tradizione, di cultura antica e variegata”.
“Nei paesaggi siciliani mi perdo in quelle case che profumano ancora di passato. Mi perdo nelle campagne dove ancora si trovano dei ruderi che gridano la loro storia. Mi perdo in tutto quello che ha un suono perduto e mi accarezza l’anima”.
Lei è Teresa Letizia Bontà, fotografa. E’ nata a Licata ma ormai da vari anni vive e lavora a Venezia. Autodidatta, sin da giovanissima si avvicina al mondo della fotografia. Le piace catturare in uno scatto il suo ambiente e pian piano inizia ad accostarsi a tematiche sociali. Al suo attivo diversi premi e riconoscimenti prestigiosi nazionali ed esteri tra cui il “Premio Michelangelo Vizzini”, ”International Tokyo award Category portrait” “Annual Photografy Awards 2020 APA”.
Quanto ha inciso la tua sicilianità nella tua arte?
“Per me essere siciliana significa essere parte di una comunità ricca di storia, di tradizione, di cultura antica e variegata. A volte nascere in questa terra è al contempo, come disse Ferdinando Scianna, condanna e privilegio. Ma in fondo, adesso da adulta, ritengo sia solo un destino. Ed io mi sento come l’edera con le radici ben piantate nella mia terra. La mia fotografia si nutre di questi luoghi. A volte percepisco che nella ricerca di uno scatto in altri luoghi d’Italia o all’estero vado sempre alla ricerca della mia essenza, sento nelle vene il sangue di un’isola intera e contemporaneamente il “peso” di una violenza che su di essa si perpetra quotidianamente”.
Spesso i tuoi soggetti sono femminili, perché?
“Il ruolo della donna siciliana ha avuto sempre un forte impatto nei miei ricordi, nei racconti di mio padre e mia madre. In famiglia c’era sempre un grande senso di rispetto nei confronti delle donne. Un rispetto che purtroppo oggi, nella società, non esiste quasi più. E ciò mi addolora profondamente. Non ho ancora avuto modo, artisticamente, di visionare in gran parte l’universo femminile, ma nell’espressione di una donna, nel suo sguardo, nel suo corpo, nel suo atteggiarsi trovo un qualcosa di misterioso e profondo che è la stessa essenza della vita. Vita passata e vita presente. Ritrovo in quegli sguardi un’antica fierezza che spesso è stata tramandata in modo distorto e non veritiero. Avverto la forza di queste donne che hanno scardinato gabbie in cui volevano rinchiuderle senza rinunciare alla loro femminilità”.
I tuoi progetti futuri?
“E’ difficile rispondere a questa domanda. Sono tanti ma alla fine seguo sempre l’istinto che non so mai dove mi porterà. Per me la fotografia è luce, una luce che riesce in maniera diretta a illuminare la parte buia di me stessa e di ciò che mi circonda. Con uno scatto cerco di cogliere l’imprevedibilità di un’emozione che oggi stenta ad essere espressa su un palcoscenico di vita frenetica in cui corriamo senza concedere giusto spazio ai sentimenti Probabilmente continuerò a cercare la luce della mia Sicilia, di Licata, la città dove sono nata”.
Da cosa discende questa scelta
“E’ difficile per me non avvertire quel miscuglio di sangue che scorre nelle vene della mia gente e che è l’antidoto migliore per combattere odi razziali e indifferenza. Quindi sicuramente cercherò ancora lì ispirazione”.
Abbiamo visionato molte foto di Teresa Letizia Bontà. In esse si percepisce l’antica cultura di dominanti e dominati, la magia del mito, le tradizioni, gli odori penetranti. In tanti di quegli scatti emerge la dimensione magica femminile di una terra dove riecheggia ancora la grandezza della Dea Madre. Una Sicilia densa di significati ancestrali, di archetipi quasi invisibili eppur presenti e a volte ingombranti. Una Sicilia in cui una foto è silente preghiera di riscatto e di rispetto.
Le foto di Teresa Letizia Bontà