Fondato a Racalmuto nel 1980

“La Biblioteca delle donne”

E’ stata creata all’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Maria Carafa” di Mazzarino. La visitiamo accompagnati dalla Preside Adriana Quattrocchi e dalla professoressa Claudia D’Angelo. Le foto di Giovanni Salvio.

La Preside Adriana Quattrocchi e la Professoressa Claudia D’Angelo. Foto di Giovanni Salvio

Saffo, Alda Merini, Anna Achmatova, Sibilla Aleramo, Antonia Pozzi, Elsa Morante, Amelia Rosselli, Wislawa Szymborska, Emily Dickinson, Ada Negri, Maria Luisa Spaziani, Silvya Plath, Antonia Pozzi: i loro nomi stampigliati in scaffalature piene di libri. I loro volti, i versi più belli e significativi della loro produzione letteraria ben evidenziati. Tutte insieme, in un ambiente luminoso, aperto, senza porte e con il verde delle piante che ne accentua la bellezza.

E’ questa la Biblioteca dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Maria Carafa” di Mazzarino. La visitiamo accompagnati dalla dirigente Adriana Quattrocchi e dalla professoressa Claudia D’Angelo che è stata l’ideatrice dell’attuale disposizione della biblioteca e delle relative intitolazioni. Anche un gruppo di studentesse ha contribuito al progetto: “Intitolare gli scaffali con una semplice sigla era riduttivo, poteva essere un’occasione per far conoscere tante letterate che non si trovano nei libri di testo scolastici. Sono state, ad esempio, le ragazze a volere che la scaffalatura dedicata a Saffo fosse posizionata di fronte a quella di Alda Merini, che conoscevano e che sentivano contemporanea”.

La Preside Adriana Quattrocchi e la Professoressa Claudia D’Angelo

Un’occasione di “incontro” con scrittrici e poetesse ignorate o poco valorizzate: Anna Achmatova, russa, perseguitata dal regime stalinista e riabilitata letterariamente poco tempo prima della sua morte avvenuta nel 1966. Nei suoi versi e nella sua esistenza la testimonianza di effettuare scelte dolorose per perseguire ideali di pace e libertà. Emily Dickinson, considerata una delle fondatrici della poesia americana che a causa della sua misteriosa malattia non ebbe contatti fisici con il mondo. Nonostante ciò, dalla sua ristretta cornice di esistenza si librò una lirica potente di consapevolezza della fragilità universale del mondo reale. La nostra connazionale Antonia Pozzi, donna colta, amante anche della fotografia, nata nel 1912 e quindi con un percorso culturale osteggiato dalle consuetudini del tempo. Di lei l’italianista Maria Corti disse che “il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci…ipersensibile, donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie…” Quando le leggi razziali del 1938 si abbatterono anche nella cerchia delle sue amicizie più care scrisse: “Forse l’età delle parole è finita per sempre” e alla fine di quello stesso anno, in una sera di un dicembre nevoso decise di accomiatarsi dalla vita. La sua famiglia cercò di negare lo scandalo del suicidio attribuendo la morte ad un’improvvisa polmonite. Suo padre distrusse il suo testamento e tentò di occultare, tagliare e rimaneggiare le sue poesie ancora inedite.

Questi solo alcuni esempi. Ogni scaffale di questa biblioteca è un invito, oltre che alla lettura in generale, ad accostarsi alla conoscenza di queste artiste, a leggere i loro versi, le loro opere, a contestualizzarle in periodi spesso terribili e dolorosi per il genere umano. Una biblioteca che denota il grande sforzo dell’impegno civile e della diffusione di una cultura egualitaria sia della dirigente che del corpo docente. Impegno che si denota visitando all’interno dell’edificio scolastico tutti  gli ambienti che tramite murales, fotografie, installazioni e arti grafiche varie richiamano al valore profondo della costruzione di un mondo senza discriminazioni, di pace, evidenziando varie tematiche tra cui la lotta contro le mafie o contro la violenza di genere.

All’esterno della scuola una grande aiuola ricorda i Giusti e le Giuste che ci hanno preceduto; una iniziativa promossa dalla docente Pina Arena, presidente FINISM Catania, e accolta dall’Istituto Carafa.

L’ultimo dettaglio che notiamo è che la biblioteca è dedicata a Giovanna Perno. Chiediamo chi era. La risposta è semplice e sorprendente al contempo: una donna nobile benefattrice di Mazzarino molto colta, determinata e lungimirante che aveva capito quanto fosse importante l’istruzione nel suo paese che non disponeva di spazi adeguati per consentire a ragazzi e ragazze di studiare. Non solo mise a disposizione la sua casa per avere aule in più, ma riuscì ad ottenere una prima classe di scuola superiore come sezione distaccata del Liceo” Ruggero Settimo” di Caltanissetta.

Oggi il “Carafa” è un Istituto con ben otto indirizzi e frequentato da circa 1.200 discenti, con sede distaccata anche a Riesi. Da un microcosmo si è riusciti e si continua ad entrare in un macrocosmo che non tralascia alcun aspetto per far germogliare i semi di pace, inclusione e legalità che tanto oggi servirebbero ad un mondo violentato e guidato da troppi orbi intenti solo a distruggerlo. Una scuola attenta a questi valori rappresenta la speranza di un futuro migliore. E quella biblioteca, in particolare, invita ed aiuta a “riscrivere” la Storia in un’ottica di genere, colmando colpevoli ed insensati” vuoti” che, ancora oggi, ci si ostina ad ignorare.

 Fotogallery. Foto di di Giovanni Salvio

 

 

 

Condividi articolo:

spot_img

Block title

“Gli sbirri di Sciascia”

La recensione di Teresa Triscari al libro di Giuseppe Governale 

“… e la magia del Natale ha inondato tutti i nostri cuori”

 Il concerto "In Coro per Natale" al Teatro Regina Margherita di Racalmuto uno spettacolo fatto di gioia, spontaneità e amore 

Un anfiteatro moderno nella Pinetina della Legalità alla scuola “Falcone Borsellino” 

Consentirà ad alunni e docenti di usufruire di uno spazio nuovo ed idoneo per eventi culturali e altre iniziative

E siamo a Palma di Montechiaro, per assaporare “u Risu da Vigilia di Natali”

Dalla città del Gattopardo una tipicità gastronomica pressoché unica nella nostra regione