Fondato a Racalmuto nel 1980

Fusione tra Grotte e Racalmuto. “E’ necessario riaprire la discussione su questo tema”

“Forse, ispirati da Sciascia, lo scrittore della ragione, dovremmo pensare ad una rigenerazione dei nostri problemi territoriali, per superare le logiche di divisione burocratiche-amministrative e concentrarci sulla efficacia organizzativa di un territorio sostanzialmente unitario”.

Salvatore Filippo Vitello

Rivedere, grazie ai potenti mezzi della tecnologia, il Premio “Racalmare – Leonardo Sciascia” è sempre emozionante. L’evento che si ripete, a parte l’assenza di qualche anno, da oltre 30 anni, è sempre un momento di orgoglio e di osmosi di due comunità che si ritrovano unite nel nome di Leonardo Sciascia e consente di riscoprire ed aggiornare le nostre tradizioni che si intrecciano a quelle della comunità di Racalmuto. La direzione di Gaetano Savatteri, la presenza di Felice Cavallaro, sono una chiara testimonianza di questo felice intreccio. Gli esempi e gli scritti di Sciascia, la sua biografia, ripresa da Gaspare Agnello, nel libro la Terrazza sulla Noce, i colloqui dello Scrittore, la comunicazione scritta, sono mezzi necessari per riprendere in mano vigorosamente gli elementi comuni e fondanti delle due comunità.

Tutto ciò si può realizzare solo abbandonando preconcetti e riserve mentali ed aprendosi ad un atteggiamento di disponibilità, che trova suggello ed alimento in Leonardo Sciascia.
Ecco perché mi piacerebbe vedere i due paesi Sciasciani, uniti, attraverso i loro rappresentanti, nella celebrazione dell’evento. Mi piacerebbe ancora vedere coinvolta nel Premio la Fondazione Sciascia. Mi piacerebbe sentire il Premio come la celebrazione di un momento unitario, ricco e complesso, nel quale le due comunità locali si confrontano sul lascito dei valori Sciasciani.

Questo concetto mi piace esplicitarlo perché nella pratica del Premio, a parte alcuni dettagli formali, esso si è inverato nell’evento di quest’anno grazie alla bravura di Savatteri, Racalmutese doc, che ha saputo unire nell’evento la storia e la tradizione di due comunità molto affini.

Diceva Sciascia che il Premio Racalmare è ‘diverso’ rispetto agli altri premi letterari. Ed è così. Ma la sua diversità si può cogliere anche nella storica contrapposizione di due comunità che si ritrovano e si riconoscono unite nel nome di Sciascia.

La narrazione di Gaspare Agnello nel libro già citato, è il suggello di questa alleanza naturale dei due paesi che prendono coscienza della fortuna loro occorsa di avete dato i natali e di avere vissuto in simbiosi la vicinanza ad un grande scrittore. La forza rinnovatrice di Sciascia ci accomuna nella riflessione sul destino delle nostre comunità e sulle difficoltà storiche che le caratterizzano, oggi aggravate da una emigrazione progressiva ed incessante.

Non nego assolutamente che il trovarsi di fronte a due comunità costituite con una propria tradizione storica, rappresenta la ragione profonda delle difficoltà che oggi incontriamo nel trovare armonia nella ricerca di una prospettiva unificatrice.

È però necessario aprirsi alla discussione su questo tema, senza preconcetti, per comprendere come porsi di fronte all’alternativa: apertura al nuovo e conservazione dell’esistente, in presenza di due istituzioni comunali, che hanno come missione istituzionale lo sviluppo di due comunità sempre più osmotiche.

L’esperienza ci insegna che i movimenti comunitari che nascono da un’idea, precedono le innovazioni istituzionali, anche quelle locali e di natura amministrativa. La carica innovativa che proviene dalle comunità manifesta la sua ricchezza attraverso il confronto e la discussione anticipando, in qualche modo le innovazioni territoriali, che intervengono poi per dare forma alle istanze dal basso.

È certo a tutti evidente la situazione territoriale ibrida che crea confusione e talora deresponsabilizzazione nelle attese di un buon numero di cittadini, che si trovano ingabbiati in paradossi burocratici legati a incertezze amministrative in un territorio, che talvolta appare come una sorta di “terra di nessuno”.

Nessuno credo potrà negare l’irrazionalità di un tale assetto. Forse, ispirati da Sciascia, lo scrittore della ragione, dovremmo pensare ad una rigenerazione dei nostri problemi territoriali, per superare le logiche di divisione burocratiche-amministrative e concentrarci sulla efficacia organizzativa di un territorio sostanzialmente unitario.

Del resto l’esempio di questo giornale, amato da Sciascia, è la testimonianza della interdipendenza delle due comunità. Con un direttore grottese, un giornalista come Felice Cavallaro che condivide le due appartenenze, ed altri sia di Racalmuto che di Grotte.

Senza cadere quindi nel velleitarismo e affrontando con serietà le esigenze di chi dissente da una prospettiva unitaria, occorre un approccio che parta dal collante sociale e non amministrativo delle due comunità, per comprendere come queste stiano andando, per una sorta di moto spontaneo, nella direzione di una unificazione dei territori.

Come riproporre oggi un simile argomento non tanto come problematica geografica quanto come fatto sociale, capace di interpretare le nuove esigenze delle popolazioni interessate, è certamente domanda legittima che si pone alla politica ed a tutte le associazioni intermedie presenti nei territori.

 

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