Fondato a Racalmuto nel 1980

Verso il Natale. Racalmuto, la tradizione delle novene

I presepi e i canti nei cortili del paese

Racalmuto, le novene (Foto di Pietro Tulumello)

Le antiche tradizioni natalizie di Racalmuto non sono certamente sfuggite neanche alle “cronache scolastiche” del suo maestro elementare più illustre, lo scrittore Leonardo Sciascia. Furono i suoi alunni a cristallizzarle scrivendo in classe sincere pagine di diario.

Così in un Natale in cui: “il freddo porta via le orecchie, gli alberi si piegano al vento come nello slancio di una corsa, i bambini battono i piedi, soffiano sulle mani cariche di geloni”, i ragazzi di Regalpetra hanno tramandato il proprio Natale, quello vissuto nel loro tempo. Tutti hanno giocato a carte, a scopa, sette e mezzo e ti vitti, sono andati alla Matrice per la messa di mezzanotte, al cinematografo; e comunque non tutti hanno mangiato il cappone.

Una descrizione, per certi versi più allegra, la si deve al poeta dialettale Alfonso Scimè. “Natali di l’antichi, di lu tempu ca fu”; della semplicità, dell’abbondanza, “ciciri e vinu assà”. Natale di fame sodisfatta, di “maccicuna”, di odore di brodo, di carne di cappone, di condivisione : “la coscia a lu Papà, l’aluzza ppi la mamma, lu pettu a li carusi ca mangianu aguriusi”.

Giorno di festa, di tavolate e parole, di unione familiare, di preghiera, di gioco con carte francesi, di dolci fatti in casa, “mastazzola e purciddrati nichi”. Il tutto contornato dalla gioia delle tradizionali musiche natalizie. Una bella tradizione che ancora oggi resiste bene.

Non sono andati perduti neanche i vecchi canti che eseguivano nel dopoguerra “li sunatura”. Un gruppo musicale detto di “l’uorbi”, orbi per il fatto che più di qualche componente aveva problemi di vista. Orchestrali disposti a suonare tutte le notti, reclutati e remunerati da quanti desideravano i canti della Novena sotto la propria casa.

Così qualche giorno prima “l’uorbi” si aggiravano per le strade del paese per chiedere se qualcuno volesse ricevere una loro orchestrale visita notturna; se incassavano il si, come segnale erano soliti attaccare sull’uscio dell’abitazione una santina.

Il Prof. Salvatore Restivo

Negli anni settanta la tradizione delle Novene aveva subito un certo arresto. La fine di quel periodo lo si deve al Prof. Salvatore Restivo e al valente gruppo che formava la Pro Loco di quel tempo. Furono gli uomini della riscoperta di una bella tradizione che altrimenti sarebbe andata persa. Infatti nel 1978 curarono una raccolta di canti natalizi di Racalmuto, libretto diffuso in tutte le famiglie della comunità.

Le Novene ripresero così vigore anche grazie ad un premio che veniva assegnato alla  più autentica. Ritornò dunque un certo sapore antico, il tempo della “sparacogna”, l’asparago pungente tipico delle isole, utilizzata per incorniciare davanzali e nicchie, arricchito con mandarini e fiocchi di cotone, in cui porre la natività.

Racalmuto, le novene (Foto di Pietro Tulumello)

Racalmuto che aveva una nutrita banda musicale comunale, era anche il paese degli allievi del maestro Francesco Macaluso, la cui orchestra era composta da un centinaio di fisarmonicisti, musicisti non ne mancavano. Una tromba e una fisarmonica da fare accompagnare dal bangio suonato egregiamente dal Signor Giuseppe Salemi non fu mai difficile da recuperare.

Da allora, per tutti i nove giorni che precedono il Natale, la notte è usanza girare ancora tutte le novene del paese. I cortili e le straduzze si affollano di voci, che in coro intonano: “Ninu, Ninu lu picuraru ciarameddri cci nne un paru”

Secondo tradizione, i musicanti saranno poi tutti rifocillati e ricompensati con dolci e vino  offerti da chi si prende cura della Novena.

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