Fondato a Racalmuto nel 1980

Vincenzo Consolo, parole contro il potere

Un libro raffinato, Kalasìa, che raccoglie le interviste di Concetto Prestifilippo all’autore de Il sorriso dell’ignoto marinaio. Un titolo attinto dal dialetto di Sant’Agata di Militello: “Proviene dal greco e sottintende una memoria antica della bellezza”.

Concetto Prestifilippo con lo scrittore Vincenzo Consolo

Lui, Concetto Prestifilippo, ennese di Piazza Armerina, intellettuale terragno e senza fronzoli, aveva nel suo destino il Nord, le grandi città, il mare aperto. Appassionato di letteratura e vero esperto di quelle che un tempo si chiamavano arti figurative, e soprattutto in quelle contemporanee, era facile per lui costruirsi un futuro fra mercanti d’arte e gallerie, musei e mostre. Ma lassù, fra nebbioline e gelo, non ha mai coltivato l’idea di restare. Cioè di salvarsi. Invece, come i veri dissipatori di talento, ha voluto perdersi. In bilico fra “la vita agra” del professore e quella lieve del professionista in un mondo dorato, ha scelto la strada più difficile e impervia: tornare in Sicilia facendo il professore. Come il famoso personaggio di Tornatore, si è “fatto fottere dalla nostalgia”.

Tuttavia ha scelto di resistere nella sua fortezza Bastiani senza fucile e cannoni. Armato dei suoi libri e selle sue relazioni, dalla trincea che si è costruito in un deserto chiamato provincia siciliana, sopravvive scoprendo storie, collegando uomini, creando contaminazioni, sollecitando riflessioni, lottando contro l’oblìo. E, ad esempio, una certa dimenticanza in Italia per uno scrittore come Vincenzo Consolo o la marginalizzazione di un maestro delizioso della fotografia come Giuseppe Leone sono tutti segnali di una involuzione della situazione culturale italiana che hanno portato al controcanto di Prestifilippo: mettere in piedi un’operazione di sintesi dei due artisti. Ne è venuto fuori un libro raffinato, con un titolo un po’ esotico (“eccentrico” è l’aggettivo che utilizzerebbe Prestifilippo) Kalasìa. Parole contro il potere (Mimesis, pp. 128, 14 euro).

La quarta di copertina non è edulcorata e fuori luogo, sintetizza bene il senso del volume. Partendo dal titolo, Kalasìa, attinto dal dialetto di Sant’Agata di Militello (paese di nascita di Consolo: «Proviene dal greco e sottintende una memoria antica della bellezza». Il volume raccoglie alcune delle più interessanti interviste rilasciate tra il 1992 e il 2011 dall’autore di Retablo. «A distanza di anni, la rilettura di questi articoli colpisce per l’analisi lucida, a tratti spietata, di alcuni momenti epocali della storia repubblicana. I suoi interventi, privi di diplomazie linguistiche, non operano sconti a nessuno, dettato esplicito che Consolo ha pagato duramente. Questo omaggio allo scrittore è arricchito da un racconto fotografico di rara intensità del maestro Giuseppe Leone, nonché da un prezioso scritto inedito dedicato a un tema ricorrente in Consolo e quanto mai attuale: il Mediterraneo e la tragedia dei migranti». Contro il potere, illuministicamente, ogni scrittore siciliano dopo Sciascia non può non esserlo. Certo, ogni scrittore di cose come Consolo.

In queste interviste, frammenti, lampi c’è molta dell’officina narrativa e umana dell’autore messinese. Il suo rapporto con Sciascia, che lo introdusse alla scrittura di intervento; il mito infranto della Sicilia; la delusione di una terra implacabilmente incapace di un moto d’orgoglio; l’impegno sociale. E poi, la frequentazione col poeta – coltissimo e riservato – Lucio Piccolo di Capo d’Orlando con cui conversava di storia della letteratura. Se ne ricava, come in lontananza, un sapore di leggenda: «Quando (Piccolo, ndr) morì nel 1969 – ricorda Consolo in una di queste interviste – ero impegnato in un’assemblea della Rai di Milano dove lavoravo. Mi avvertirono con una telefonata della sua scomparsa. Era come la fine di un mondo. Un mondo che mi ero lasciato alle spalle». Quel mondo che Consolo di era «lasciato alle spalle», però, è ritornato sempre nei suoi libri. L’isola a tre punte diventa sorgente necessaria della sua vena letteraria. Insomma, come per Consolo – in lontananza –, per Prestifilippo – standoci dentro – e per Leone – catturandola col suo obiettivo – la Sicilia è qualcosa con cui fare i conti, rompercisi la testa come ha fatto il capitano Bellodi.

ALLA NOCE I tre grandi scrittori siciliani, Sciascia Consolo e Bufalino a Racalmuto fotografati da Giuseppe Leone

Merita senz’altro un indugio ulteriore l’arte di Giuseppe Leone, fotografo molto amato da Leonardo Sciascia il quale ne favorì l’amicizia con Consolo durante un incontro alla Noce, la contrada di Racalmuto dove villeggiava l’illuminista siciliano. E’ l’autore dello scatto iconico del divertito sorriso dei tre fra maggiori scrittori siciliani: Sciascia, Bufalino e Consolo per l’appunto. Leone racconta come avvenne l’incontro di quei tre mostri sacri e per quale ragione. «I tre scrittori furono convocati per girare un documentario. Il luogo prescelto era la casa di campagna di Sciascia. Una circostanza memorabile, per il tenore della conversazione e per gli argomenti trattati. Ma soprattutto, tutto era permeato da un clima di meravigliosa complicità. La risata – conclude Leone – immortalata nella sequenza fotografica smonta anche un altro abusato assunto, quello che vedeva i tre grandi autori siciliani tratteggiati come tristi e inguaribili pessimisti. Al contrario, in privato erano meravigliosamente conviviali, allegri».

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