Fondato a Racalmuto nel 1980

Il tempo che viviamo e il futuro

Una riflessione del filosofo Alfonso Maurizio Iacono sulla nostra epoca

Alfonso Maurizio Iacono

La nostra epoca, nonostante il Covid, nonostante le guerre in Ucraina e a Gaza, si caratterizza per lo stare alla superficie. Non c’è tempo per approfondire, per ricercare, per riflettere. Tutto dev’essere qui e ora, poi si passa ad altro. E questo poi è il momento dopo, l’istante dopo. Siamo un po’ come il coniglio bianco di Alice nel paese delle meraviglie, colui che esclama di continuo: è tardi; è tardi!, non guarda nemmeno la piccola Alice ed è tutto preso dal tempo che gli sfugge e che egli cerca di afferrare.

Siamo sempre in ritardo in un tempo che corre sempre più veloce e affannati lo inseguiamo, quasi senza speranza. In fondo, alla fine, non è più la meta che conta, ma il correre con il fiatone ed essere convinti che questo correre sia la vita che si deve vivere. Siamo tutti un po’ il coniglio bianco, anche se non ce ne rendiamo conto. Il coniglio bianco non si accorge che la profondità sta nella superficie. E neanche noi ce ne accorgiamo.

La superficialità che domina oggi è senza profondità. Con il neoliberismo le lotte per le libertà e per i diritti, il razzismo e l’antirazzismo, lo sfruttamento sul lavoro e l’illusione di poter essere imprenditori di sé stessi, l’inquinamento, la corruzione e il moralismo si sono giustapposti. La chiamano democrazia, ma è soltanto un pastiche. Vi sono vie d’uscita? Basta non contrapporvi la vecchia idea di profondità e cercarne una nuova, che non si trova nel fondale del mare, nel punto cieco di una galleria o nel punto di fuga di un quadro prospettico, bensì tra le maglie della superficie, là dove facciamo fatica a vederla proprio mentre ci balza agli occhi.

“La profondità va nascosta, scrive Hugo von Hofmannsthal. Dove? Alla superficie” E’ nel Cantico dei Cantici, nel feticismo della merce di Karl Marx, nei Greci antichi visti da Nietzsche, nella Montagna St. Victoire di Paul Cézanne, nel concetto di storia in Walter Benjamin, nell’idea di rendere visibile in Paul Klee, nel Palomar di Italo Calvino e in tutti coloro che, cercando la profondità nella superficie, possono aiutarci a trovare un modo diverso di comprendere la realtà ritornando a immaginare il futuro che sta lì nelle trame del presente.

Buon Anno Nuovo

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Prof. Alfonso Maurizio Iacono
Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
Università di Pisa

 

 

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