Fondato a Racalmuto nel 1980

“Il Sindaco del nulla”

Racalmuto, il “poeta irriverente” intervista se stesso

Giovanni Salvo

Partiamo subito con la prima domanda pacifica, secca, alla Danilo Dolci: chi è lei?

Sono un cittadino di Racalmuto il quale nonostante non frequenti più la piazza, per usare un termine sciasciano, “effettualmente” la vivo lo stesso. Dunque, nonostante per varie ragioni, diciamo anche solo logistiche, ne sono lontano trovo quasi sempre un modo per impicciarmi della vita pubblica. Spesso mi basta mettere il piede su delle buone orme per afferrarne le dinamiche che non sempre risultano logiche. Avendo un piede relativamente grande ho cercato di sovrappormi e seguire alcuni esempi di quelli che definirei dei concittadini capaci. Nella storia di Racalmuto ne sono passati uomini intelligenti, tanto che su gli altri non resta tanto da dire.

Perché dice questo? 

Perchè a volte ho come l’impressione che qui l’esaltazione abbia creato dei mostri.

Potrebbe essere più chiaro?

Posso provarci; capita spesso di parlare dei problemi del paese. Ciascuno ha quasi sempre una soluzione. Una sua personale chiave di lettura che, e qui non mi spiego il perché, sistematicamente va a parare su un unico argomento, ossia: come fare funzionare la Fondazione Leonardo Sciascia. Una questione questa che va avanti da quaranta anni. Trovo ciò un po’ quello che lo stesso Sciascia definiva una dimensione folle. A volte ho quasi l’impressione che a molti non importi delle altre cose. Tasse, servizi, pulizia, decoro urbano, impianti sportivi distrutti. La cultura pare avere assunto un significato amorfo. Si è perso il senso del suo stretto rapporto con il livello di civiltà. Certi amministratori ne hanno di sovente misurato il grado in numero di convegni o libri presentati, non in qualità della vita.

Dunque Giovanni della Fondazione cosa ne farebbe?

Occorre darle semplicemente un ruolo complementare. La vedrei bene in un paese in cui ci siano le condizioni per un turismo culturale, ma le priorità siano altre. Vedi le famiglie indigenti, o per qualsiasi altro motivo in difficoltà. Oggi la Fondazione del viale della vittoria in questo contesto risulta solo uno specchietto per le allodole. Non essendo speculare ad un più ampio concetto di sviluppo o conforto sociale appare una ingombrante cattedrale nel deserto che assorbe energie. Le stesse energie che potrebbero essere spese per qualcosa di più necessario e vitale. Obiettivi che  darebbero  un senso alla sua stessa esistenza. Leonardo Sciascia l’ha voluta per il bene del paese, non immagino per il suo male.

Come vede lei il paese, la piazza come sta?

Se potessi fare un esempio paragonerei Racalmuto ad un lavabo dal quale rubinetto l’acqua che ne esce si perde nel foro del chiusino rimasto aperto. Ciò per dire che nonostante gli sforzi delle varie associazioni, talvolta anche della politica, sopravviviamo. Non mi chieda di chi è la colpa. Non posso certo risponderle anche io che tutto dipende  dal mal o dal buon funzionamento della Fondazione Sciascia. Posso solo dirle che Racalmuto paga lo stesso scotto di tanti altri paesi della Sicilia, e non si può più speculare per ragioni politiche. I paesi si svuotano perché mancano servizi e lavoro, non certo per mancanza di libri. E creare lavoro e servizi non è una cosa facile. Non possiamo illudere, per ragioni di opportunismo, i pochi cittadini rimasti a vivere in un luogo sempre più vuoto, in cui si ha la sensazione del nulla.

Nella prossima primavera il paese sarà chiamato a nuove elezioni, non è che lei, sotto sotto, cova l’idea di una candidatura a Sindaco.  Ciò spiegherebbe il suo particolare attivismo sotto “rimate” spoglie?

Lei pensa che qualora ritenga la mia persona all’altezza di un tale importante compito, o abbia delle soluzioni da offrire, possa pensare  di candidarmi a Sindaco del nulla? Credo comunque che un buon sindaco non debba autoproporsi, bensì debbano essere altri a chiedergli di candidarsi.

Quali caratteristiche dovrebbe avere un possibile nuovo Sindaco e quali parole vorrebbe sentire pronunciare nei comizi elettorali?  

Immagino un Sindaco umile che ci dica: concittadini mi avete convinto, ho accettato di candidarmi, spero di essere capace. Non sarò forse la migliore scelta, non ho certezze, non sarà facile, non posso farvi nessuna promessa. Ci proverò.

Non le sembra troppo autoreferenziale la sua intervista?

No, ho scoperto di essere pasoliniano in questo, ritenendo la sconfitta un valore. Accettando questa intervista monodirezionale ho comunque vinto. Per citare come lei Danilo Dolci, che ricordando un vecchio proverbio siciliano sosteneva: “chi gioca solo non perde mai”.

Grazie per l’intervista signor Giovanni. Grazie a te Giovanni

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