Raimondo Papia ha condotto per ben 47 anni i treni. Da oggi è in pensione. “Il treno sin da bambino – dice – mi ha sempre affascinato”.
Ieri mattina il treno 5436/37 delle 8:43, proveniente da Palermo centrale, è arrivato alla stazione di Agrigento Centrale alle 10:58, con qualche minuto di ritardo. Nulla d’eccezionale direbbero alcuni. Ma ciò che ha fatto la differenza con tutti gli altri treni in arrivo è stata la lentezza con cui è entrato in stazione. Una marcia rallentata, accompagnata dal suono spezzato, quasi un pianto quello emesso dalla tromba che avvisa i passeggeri dell’approssimarsi del treno. Ad attendere il convoglio sul binario 2 c’era una folla inconsueta, pronta ad accogliere il macchinista che ha guidato il suo ultimo treno proveniente dal capoluogo siciliano.
È così che Raimondo Papia, classe 1957, macchinista di Trenitalia, oggi è andato in pensione. Dopo quasi 47 anni di servizio – 46 anni e 8 mesi con precisione – Un caso più unico che raro il suo, forse uno dei ferrovieri con il maggior numero di anni di servizio al suo attivo. Ma Raimondo, 67 anni compiuti proprio oggi, di andarsene in pensione non ne voleva sapere. Ha amato così tanto il suo lavoro da non volerci rinunciare. E allora ha scelto di rimanere in ferrovia sino a quando glielo hanno permesso. Quello di guidare i treni per Raimondo è stato un sogno coltivato sin da bambino.
“Il treno su di me ha avuto sempre un grande fascino. Da bambino – dice Raimondo – sognavo di salire sul trenino delle giostre. Una volta chiesi ad un macchinista di farmi salire sul suo treno. Mi rispose che avrei dovuto aspettare perché ero troppo piccolo. E io ho aspettato sino a quando non ho avuto la possibilità di farlo, e allora me ne sono innamorato”.
Comincia così la lunga storia d’amore tra Raimondo Papia e il treno. Nasce tutto nel 1977 quando, a vent’anni, lascia la Sicilia e viene assunto come ausiliario al deposito locomotive di Milano centrale. Ma è nel 1981, quattro anni dopo, che viene assunto con concorso esterno come macchinista nelle Ferrovie dello Stato. Per cinque anni svolge il suo servizio fuori dalla sua amata terra, sino al 1986, anno in cui viene trasferito in Sicilia.
“Raimondo Papia – racconta Giuseppe Migliore, maestro del lavoro – diventando macchinista realizza il suo sogno di guidare i treni. Avete visto con quanta calma è entrato in stazione? Questo è il suo stile di vita. Raimondo è sempre stata una persona calma, trasparente, pacata, saggia”. E sono queste le doti più grandi che hanno permesso a Papia di guidare per tanti anni i treni delle Ferrovie Italiane. Il suo amore per i treni e per quella che definisce una grande famiglia, la ferrovia, è un amore ampiamente corrisposto dai tanti colleghi che hanno operato e che operano per Trenitalia e da tutto il personale che a vario titolo opera in stazione.
“La nostra – dice Papia – è una grande famiglia. Ognuno contribuisce con il proprio lavoro a migliorare il servizio offerto ai cittadini. In questi lunghi anni, tutte le volte che mi sono messo alla guida di un treno, mi sono sempre fidato dei colleghi con i quali ho avuto modo di coltivare delle belle amicizie. Ma il mio primo pensiero prima di mettere in moto le macchine è sempre andato a Dio, che mi ha sempre accompagnato nei miei viaggi”.
Una lunghissima carriera quella del macchinista Papia, amato e stimato dai colleghi per le sue doti umane e professionali, affiancate da una sana curiosità per le cose e le persone. Oggi, potremmo definire Papia come uno degli ultimi ferrovieri, uno della “vecchia guardia”, che segna con la sua pensione il cambio generazionale di un’azienda. Ma i tempi cambiano e anche ad Agrigento il ricambio generazionale ha portato una macchinista donna, una delle sei in servizio nella nostra isola. Dunque, anche quello del macchinista diventa un lavoro che dà spazio alle donne, sempre più numerose tra il personale viaggiante.
“Non auguro a tutti di andare in pensione a 67 anni – conclude Papia – perché chi vuole andare via è giusto che vada. Per me è stato diverso, perché tra i tanti mestieri che ho fatto guidare i treni mi ha dato più soddisfazione. Mi sono accorto che era un lavoro che mi piaceva proprio quando dovevo lasciarlo e mi dispiace. Ma credo di essere stato comunque molto fortunato. Un collega a Roma mi disse che l’unico aspetto negativo di questo mestiere è che il giorno di Natale doveva andare a lavorare e lasciare i figli a casa. Io ho avuto la fortuna di non dovermi creare questo problema perché mia moglie e mio figlio fanno gli infermieri e anche loro sono sempre al servizio del cittadino. Quindi ho avuto la loro comprensione. Magari da piccolo mio figlio mi ha dato delle colpe, ma spero che adesso capisca”.
Da oggi il macchinista Raimondo Papia sarà ufficialmente in pensione e potrà certamente dedicarsi alle sue passioni, tra queste la più grande è la fotografia. Siamo certi che con precisione e ricercatezza continuerà a documentare tutti gli eventi e le manifestazioni della Ferrovia agrigentina, attraverso foto, video e documentari.
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A Raimondo Papia vanno gli auguri di Malgrado Tutto e un grazie sincero per aver collaborato, grazie alla sua passione per la fotografia e i documentari, con il nostro giornale.