Fondato a Racalmuto nel 1980

Un idealista, con una sconfinata passione per la giustizia sociale

I 90 anni di Gaspare Agnello 

Gaspare Agnello

L’altro giorno curiosando per internet mi sono imbattuto in questo pensiero: Tra i tanti doni della vita quello più bello è l’amicizia. “Coloro che eliminano dalla vita l’amicizia, eliminano il sole dal mondo”. (Marco Tullio Cicerone Arpino). La frase di Cicerone riflette il profondo valore dell’amicizia, sentimento essenziale per la vita umana. Paragonando l’amicizia al sole, Cicerone intende sottolineare che senza di essa la vita perde calore, luce e significato, proprio come il mondo senza il sole cadrebbe nell’oscurità. Cicerone vedeva l’amicizia non solo come un semplice rapporto personale, ma come un principio morale e filosofico capace di dare equilibrio e gioia alla vita. Privare la vita di amicizia significherebbe privarla della sua dimensione più umana e autentica. Questo aforisma ciceroniano esemplifica in modo efficace la centralità dell’amicizia nella nostra esistenza.

Gaspare Agnello, per come da tutti noi conosciuto, ha sempre vissuto attribuendo un valore vitale all’amicizia. Amicizia intesa nel senso nobile del termine, da non confondere con amichettismo che ne è sostanzialmente la negazione, poiché fonda la relazione sul mero interesse materiale. Gaspare, pur non credente, è animato da valori profondi. Ha una fede sconfinata su San Francesco. Il suo spirito ambientalista che gli deriva dall’avere intensamente vissuto la cultura contadina del nostro paese, sin dagli anni 40, lo porta a valorizzare ogni aspetto del Creato.

Gaspare è un idealista, con una sconfinata passione per la giustizia sociale.
Il suo principale riferimento è Gramsci. Un idolo il cui pensiero lo ha guidato nel percorso socialista, incentrato sull’uguaglianza e sul riscatto delle classi sociali deboli. I braccianti, i minatori, i disoccupati ed oggi gli immigrati restano per Gaspare i fronti avanzati delle sue battaglie. Un tempo con il suo impegno diretto nel sindacato oggi con la promozione e la partecipazione ad iniziative culturali, con interviste ad autori e commenti a testi letterari che raccontano, soprattutto stagioni di lotte sociali.

Nell’impegno di Gaspare la lotta di classe è una costante, nella quale entrano in gioco principi etici e sociali molto vicini (se non comuni) alla politica dei partiti.
La sua militanza nei partiti socialisti riflette questo suo sentire, anche se il suo giudizio critico nei confronti della classe politica è stato influenzato dal suo impegno sociale e sindacale che ha sempre prevalso sull’attivismo partitico, al quale è rimasto comunque aggrappato, per la semplice considerazione che la partecipazione attiva alla vita del paese non può prescindere dalla intermediazione partitica. Qualsiasi tentativo di superarla ha finito per riconoscerla. La partecipazione è essenziale allo sviluppo della democrazia. In questo Gaspare è un esempio straordinario.

Non credo che la gente sia lontana e disattenta e che la vita dei partiti non sia più sentita. Le persone hanno sempre cercato di riappropriarsi del ruoli di cittadini titolari di diritti e per farlo occorrono guide come Gaspare che ti fanno sentire come indefettibile l’impegno alla partecipazione democratica nei settori principali della vita del paese: politica, mondo del lavoro e cultura. Per questo, l’aspetto che più apprezzo di Gaspare è l’impegno quotidiano e senza paura per la propria comunità, nel rispetto delle regole, incarnando lo Stato tutte le volte in cui si è chiamati ad ascoltare i problemi della gente e a spendere un pubblico potere per offrire prontamente il servizio necessario ad appagare i bisogni di quelle persone, che tutte insieme formano lo Stato.

Gaspare ha sempre lottato contro l’arroganza dei potenti delle nostre piccole comunità, sia essa padronale o mafiosa. Porto sempre nella mia borsa la copia di un documento da lui ricevuto che contiene un rapporto documentato delle pochissime famiglie grottesi benestanti che nei primi del novecento detenevano il potere su tutta la comunità, abusandone pienamente in danno dei poveri abitanti, tenuti alla fame, con una concezione padronale del potere. Ebbene contro quel sistema e contro coloro che, negli anni lo hanno sostenuto, Gaspare ha lottato con passione ed impegno. Il concetto di Gaspare è chiaro: l’ultimo degli emarginati ed il primo dei privilegiati di fronte alla legge sono perfettamente uguali e devono avere gli stessi diritti ed opportunità. Si tratta del principio di uguaglianza che dovrebbe avere il consenso unanime della comunità e che trova il suo fondamento nell’enunciato costituzionale secondo cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge.

Salvatore Filippo Vitello

Principio questo che ha avuto in Leonardo Sciascia uno sponsor di prim’ordine, per avere espresso in più occasioni il suo giudizio critico sul formalismo giuridico. Come quando, nel Giorno della civetta,  fa esprimere il capitano Bellodi con accenti critici della “astrazione in cui le leggi vanno assottigliandosi attraverso i gradi di giudizio del nostro ordinamento, fino a raggiungere quella trasparenza formale in cui il merito, cioè l’umano peso dei fatti, non conta più; e, abolita l’immagine dell’uomo, la legge nella legge si specchia”.

Anche per Gaspare la Legge non può identificarsi con il Diritto senza passare attraverso l’incontro con i fatti, la persona, le esigenze di giustizia. Difatti è animato da una tensione continua a confrontarsi con figure carismatiche che per vocazione si pongono nell’orizzonte della tutela dei deboli. Questo spiega la grande ammirazione di Gaspare per Papa Francesco e il nostro conterraneo Padre Gaetano Ciranni, già superiore generale dell’Ordine religioso dei Rogazionisti, fondato da Sant’Annibale Maria di Francia, che ha rinunciato alla sua vita di benessere per dedicarsi ai poveri del quartiere Avignone di Messina. Insomma i 90 anni di Gaspare non sono passati invano. Dalla vita Gaspare ha ricevuto tanto ma ha ricambiato con generosità e passione, lottando per nobili ideali e per migliorare la condizione di tutti noi che lo apprezziamo e stimiamo come amico e maestro.

Sulla irrazionalità della legge Sciascia si è molto speso nei suoi scritti (soprattutto in Todo Modo) e Gaspare da autentico discepolo ne ha coltivato il pensiero. Ci invita, quindi, a riflettere su quanto sia centrale l’amicizia nella nostra esistenza: un pilastro che, come il sole, ci guida e ci sostiene nel nostro percorso quotidiano.

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Salvatore Filippo Vitello

Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma

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