Fondato a Racalmuto nel 1980

“Ci sono molte Agrigento per me, e quella di oggi mi sembra un personaggio in cerca di autore”

Intervista a Giovanni Taglialavoro, giornalista, scrittore, autore Rai. La Televisione, il successo di Uno Mattina in Famiglia, l’informazione, le aspettative su Agrigento Capitale della Cultura. 

Giovanni Taglialavoro

E’ decisamente uno degli autori più apprezzati della Rai, un raffinato intellettuale, un giornalista di lungo corso che negli anni in cui ha diretto Teleacras, storica TV di Agrigento, ha formato una invidiabile generazione di giornalisti, i quali, meritatamente, hanno raggiunto importanti traguardi. La nostra conversazione con Giovanni Taglialavoro inizia con una domanda su Agrigento, la sua città, dove, tra l’altro, ha insegnato per diversi anni, prima di spiccare il volo verso Roma.

“Agrigento non mi manca perché è sempre presente dentro di me. Nulla mi è indifferente”, è quanto hai detto in una delle tante interviste che hai rilasciato. Ci racconti la tua Agrigento

Quante ore, quanti giorni abbiamo a disposizione? E’ molto difficile raccontare la mia Agrigento nello spazio di un’intervista. Tieni conto che ci sono molte Agrigento per me: c’è quella della mia infanzia e adolescenza, quella dei miei anni di insegnante, quella della mia esperienza televisiva a Teleacras. E poi quella di oggi, vista da Roma. Limitiamoci a quella di oggi. Mi sembra, per dirla con Pirandello, ‘un personaggio in cerca di autore’, un enorme potenziale non del tutto riconosciuto dai suoi gruppi dirigenti, che stentano a prendere atto che la città vive un dualismo insopportabile tra la bellezza dell’antico e la bruttezza del presente, tra l’efficienza del parco e le manchevolezze della città. Questa duplicità è aggirata dai turisti, ma subita dai residenti che vedono venir meno o mancare del tutto servizi di base, in ambienti urbani degradati dalla fatiscenza o dal disordine. Sogno gruppi dirigenti che immaginino e programmino piani di risanamento a medio e lungo termine che recuperino il centro storico, lo pedonalizzino, riducano i danni urbanistici al villaggio Mosè e Cannatello e valorizzino il borgo antico originario di San Leone. L’acqua nelle case dovrà essere corrente, si può con la dotazione disponibile e si deve. Se non si pensa in grande non si otterranno neanche le piccole cose.

Prima di passare definitivamente al giornalismo hai insegnato per tanti anni Italiano nelle scuole superiori, quali ricordi conservi? E quali sono oggi, secondo te, le principali criticità che la Scuola deve affrontare.

Giovanni Taglialavoro

Ho insegnato con molta passione e me lo ricordano con affetto i tanti miei ex studenti che incontro o che ho tra i miei contatti nei social. Insegnare oggi è davvero molto più difficile che ai miei tempi. I ragazzi sono molto condizionati dai social, dalla loro connessione perenne. Credo che invece di illudersi di sospendere nelle ore scolastiche questo nuovo cordone ombelicale, la scuola dovrebbe attrezzarsi per farne oggetto di studio e dare così ai ragazzi strumenti nuovi per un uso consapevole e critico di esso.

Il tuo passaggio al giornalismo. Come comincia tutto?

Ho sempre coltivato una vera passione per il giornalismo. Già al Liceo Empedocle con Maurizio Iacono, Nicola Vassallo e Tano Siracusa facevamo un giornale ‘Noi giovani’. Negli stessi anni con l’indimenticato Totò Gilotti cominciai a scrivere qualcosa per il Giornale di Sicilia. All’inizio degli anni Ottanta cominciai a collaborare con la pagina culturale del quotidiano ‘L’Ora’ di Palermo e con Radio Agrigento1 e poi nel 1983 proposi a Teleacras un programma sui 40 anni dello sbarco degli Alleati in Sicilia. L’idea piacque, il programma andò molto bene tanto che gli editori mi chiesero di pensare a qualche altro progetto. Fu così che organizzai, sempre nel 1983, la prima no stop elettorale che chiamammo ‘Decima Ora’ e che in realtà durò 12 ore, dalla chiusura dei seggi ai risultati definitivi delle elezioni politiche che si svolsero quell’anno. E tu Egidio dovresti ricordarti bene perché ti affidai la conduzione degli spazi di intrattenimento che si alternavano alle notizie elettorali che davo in diretta video. La ‘maratona Mentana’ l’abbiamo fatta alcuni decenni prima della La7. Poi continuai con un talk intitolato Dritto e Rovescio, dopo il quale gli editori mi chiesero di dirigere tutto.

Teleacras. Una puntata di Dritto e Rovescio, ospiti di Giovanni Taglialavoro Giuseppe Reina e Calogero Mannino

A proposito di Televisione, Beniamino Placido, autorevole critico televisivo, sosteneva che “il limite della TV risiede nel non sapere andare oltre ciò che si vede”. Qual è a riguardo la tua opinione? Quali sono le tue considerazioni sulla Televisioni di oggi?

Le condizioni della fruizione della Tv condizionano la veridicità del giudizio di Placido. A casa mentre parli o stai mangiando o stirando le camicie non puoi andare oltre ciò che si vede, ma questo non può essere l’alibi per pigrizie autorali. Il mezzo televisivo può essere più stimolante se ha contenuti più stimolanti: sembra un’ovvietà ma quando si guardano ile curve dell’auditel e si rincorre quello che ha successo l’omologazione in basso è in agguato. Proporrei una moratoria degli ascolti o delle sole curve di ascolto per un certo periodo, per stimolare una maggiore creatività televisiva.

Gaetano Savatteri, Carmelo Sardo, Giovanni Taglialavoro, Luigi Galluzzo

Parliamo adesso di Uno Mattina in Famiglia, programma del quale sei capo progetto e autore. A cosa è legato il successo di questo storico programma?

E’ il programma con maggiore share annuale di tutte le Tv nazionali dopo i giochi dell’access e del preserale. Ha una formula ormai sperimentata di sintesi dell’alto e del basso, direi un programma leggero ma non frivolo, popolare ma mai trash. Il nostro principale vanto è di aver pensato una rubrica ‘Pronto soccorso linguistico’ il cui animatore storico, il professore Francesco Sabatini, ha vinto il prestigioso ‘Premiolino’ di Milano. E poi sono molto contento di avere dato visibilità a molte eccellenze agrigentine, da Andrea Bartoli a Lorenzo Reina, dalla Kolymbetra agli scavi del parco, dalla Scala dei Turchi al centro storico di Agrigento ecc.

L’informazione oggi. “Stranamente, non abbiamo mai avuto più informazioni di adesso, ma continuiamo a non sapere cosa succede”. Come vanno lette da un giornalista le parole di Papa Francesco? Qual è il tuo giudizio sul ruolo dell’informazione oggi. Dove vedi luci e dove, invece, vedi ombre

Non c’è più informazione, c’è più chiacchiericcio. Diceva Bertrand Russell, e si riferiva ai soli giornali a stampa del suo tempo, che bisogna educare i ragazzi a diffidare dei giornali. Oggi l’indicazione andrebbe estesa ai tanti canali di informazione e di comunicazione. C’è però un problema: chi educa gli educatori?

Informazione e social. Quali sono le tue considerazioni?

Valgono le considerazioni di poco fa. Si può aggiungere che è in atto una tendenza alla verticalizzazione dei social e delle piattaforme che indubbiamente riduce il protagonismo degli utenti dei social e li espone a processi manipolativi inediti e pericolosissimi. Penso che in futuro si aprirà una nuova frontiera di lotta per la riappropriazione dei contenuti che danno modo agli algoritmi di selezionare e indirizzare, e alla IA di elaborare contenuti. Siamo in terre incognite

Qualche collega che ti piacerebbe ricordare

Giovanni Taglialavoro con Pino Simonaro

Ho ricordi piacevoli di molte persone che ho incontrato sul lavoro, di molti colleghi qui a Roma dove lavoro da oltre 28 anni. Ma se proprio debbo scegliere qualcuno allora non posso non ricordare l’esperienza a Teleacras: 11 anni intensi, di grande creatività, nei quali abbiamo costruito un linguaggio che non esisteva, profili professionali senza maestri o modelli per ragazzi animati da grandissima volontà. Ho letto la bella intervista che hai fatto ad Angelo Incorvaia su quegli anni e allora ricordo Pino Simonaro, oggi un valoroso agente di Polizia dello Stato, allora con me a Teleacras operatore di ripresa, tecnico delle luci, montatore di servizi, regista di documentari e di dirette interne ed esterne, tecnico di bassa e alta frequenza. Un miracolo davvero. Se avesse accettato di venire a Roma sarebbe diventato un regista di fama nazionale.

Tra pochi giorni Agrigento sarà Capitale Italiana della Cultura. Quali sono le tue aspettative?

Erano moltissime le mie aspettative. Pensavo che l’occasione avrebbe potuto favorire l’avvio di opere strutturali capaci di cambiare in meglio la qualità della vita degli Agrigentini. Non vorrei che tutto si riducesse ad una serie di eventi spettacolari che non lasceranno nulla dopo la loro conclusione. Un solo esempio: abbiamo un teatro antico, finalmente scoperto dagli archeologi, da portare alla luce: quale migliore occasione per aprire, durante l’anno da capitale, il cantiere di scavo e farne oggetto di visita e di studio per tutto l’anno? Un concerto in più o in meno non cambia le cose della città, ma uno scavo del teatro migliora, arricchisce l’offerta culturale e il movimento turistico. Voglio comunque essere ottimista e sperare che l’occasione non venga sprecata.

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