Fondato a Racalmuto nel 1980

Ha “addolcito” le feste di Racalmuto per più di mezzo secolo

Addio a Antonino Licalsi, uno dei mastri torronai della Sicilia. Volto conosciuto in tutta l’isola, da quattro generazioni la sua famiglia si dedica alla produzione della cubaita e del torrone

Antonino Licalsi

Non c’era festa se non arrivava lui. Potevano mancare tante cose, ma i colori accesi della sua bancarella nel cuore della piazza di Racalmuto davano il via alla festa della Madonna del Monte e ad altre più piccole e sentite feste religiose.

Lo conoscevano tutti e tutti, ancor prima di lui, conoscevano il padre e anche il nonno. Per questo Antonino Licalsi meritava senz’altro la cittadinanza onoraria di questo paese. E la motivazione sarebbe stata facile da scrivere: per quattro generazioni la famiglia Licalsi ha “addolcito” la comunità di Racalmuto e non c’è tavola di racalmutesi che non abbia avuto la loro cubaita.

Ne ha scritto anche Sciascia, in uno dei suoi tanti scritti su Racalmuto e la sua festa, quando un tempo si svolgeva a maggio: “…fuori c’è la festa, i ragazzi che dovrebbero essere a scuola seguono a grappoli le bande che girano per il paese, stanno intorno alle bancarelle dalle tende bianche dove si vende cubaita e torrone disposto a gradini sulle bancarelle… mi piace non perder niente della festa, sedere al circolo e guardare le immagini della festa come dentro un caleidoscopio“.

Dentro questo caleidoscopio che in qualche modo ci aiuta a guardare le nostre cose in modo diverso, dentro le tante figure che sanno anche cambiare forma e colore, dentro i frammenti della nostra vita qui fatta di luoghi e persone, di case che si chiudono e altre che se ne aprono, di conoscenti, familiari e amici che se ne vanno e altri che ne arrivano, certamente c’è stato anche Nino Licalsi. Con la sua cubaita e il suo torrone ha dato una fragranza alla festa.

Lu zi Ninu, il volto del torrone racalmutese, se ne è andato il 19 febbraio scorso. L’ultima sua volta a Racalmuto il 4 settembre, per Santa Rosalia. Sempre sorridente, una parola “dolce” per tutti. Così il signor Licalsi dalla sua bancarella della via Garibaldi – sempre lì, quasi al quadrivio dove si piglia il Cilio, accanto a quel che un tempo era il tabacchino degli Agrò – ha conquistato il cuore e il palato dei racalmutesi. Non era festa se non si tornava a casa con una barretta di torrone o cubaita. Quella sua, quella di lu zi Ninu.

Nel 2020, l’anno del coronavirus e delle feste annullate, non mancò all’appuntamento.  Niente processioni e niente cavalcate, quell’anno. Ma lui e i suoi figli c’erano all’ombra della loro bancarella.

Girolamo Licausi, papà di Antonino, alla festa del Monte di Racalmuto. Alla sua destra il tabaccaio Salvatore Agrò (foto gentilmente concessa da Peppino Agrò)

“Non potevamo mancare – ci disse – questa festa ci appartiene e siamo molto legati a Racalmuto. Mio padre Girolamo, lu zi Mommu, veniva qui ottant’anni fa, sempre in questo marciapiede nel cuore della piazza e della festa”.

“Abbiamo girato e continuiamo a girare tante città e paesi della Sicilia – ci aveva detto ancora il signor Nino (e personalmente sento il dovere di ringraziarlo ancora per quel cuore di cubaita che ogni 11 di luglio riservava a me e alla mia famiglia) – ma siamo particolarmente legati alla festa del Monte. Ho visto più di mezzo secolo di presa della bandiera, mi considero uno spettatore privilegiato e fortunato. Avete una bella festa e voi racalmutesi siete ghiotti assai. Purtroppo però vedo anche un declino, le feste non sono più come quelle di una volta”.

Antonino Licalsi era figlio e nipote di mastri torronai. Suo nonno, da cui ha preso il nome, fondò a Serradifalco il torronificio alla fine dell’Ottocento. E già nei primissimi del Novecento la famiglia Licalsi veniva anche a Racalmuto per la festa del Monte. Montavano la bancarella, in quei primi anni, alla piazzetta. Poi in corso Garibaldi, accanto alla rivendita di tabacchi di Salvatore e Peppino Agrò. Le due famiglie, infatti, erano legate da affetto e amicizia antica. E il signor Nino riuscì a legare anche con tanti che aspettavano il suo arrivo per dichiarare “aperta” la festa. Così come avveniva per la festa della Madonna delle Grazie, a novembre, e per la festa di Santa Rosalia.

A Racalmuto, l’11 luglio 2024

Antonino Licalsi faceva parte di quella schiera di siciliani che hanno amato tanto il proprio lavoro pensando di fare bene alla comunità e nello stesso tempo salvaguardare la tradizione. Lo ha ribadito anche l’arciprete di Serradifalco Don Biagio Bianchieri che venerdì scorso ha celebrato i funerali nella chiesa Madre: “Lo ricordiamo come uomo umile, grande lavoratore, gentile e cordiale. Una persona che ha addolcito piccoli e grandi con il suo mestiere, riconosciuto come stimato mastro torronaio. Quando arrivava lui iniziava la festa”.

Ecco, sì. Antonino Licalsi lo ricorderemo come il ventiduesimo colpo di cannone che sbampava la nostra festa barocca e colorata. Come i dolci di zucchero che preparava con le sue mani.

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