Fondato a Racalmuto nel 1980

Con la sua “macina” raccontava ogni momento della Festa del Monte

Da Hamilton, dove era emigrato nel 1957, Giuseppe Giglia quasi ogni anno tornava a Racalmuto e con la sua telecamera a spalla, che chiamava la “macina”, registrava ogni momento della festa.

Giuseppe Giglia

Passava gli inverni freddi canadesi incollato alla tv a guardare e riguardare le tante immagini della festa della Madonna del Monte che aveva girato negli anni con la sua telecamera. Era un modo, ci diceva, per stare vicino al suo paese. Da quando se ne è andato, all’età di 85 anni, il suo archivio di filmati rimane unico, testimonianza di un cittadino racalmutese che sessant’anni fa lasciò il suo paese rimanendo sempre legato alle sue radici e alla sua terra.

Giuseppe Giglia era diventato un personaggio. Quasi ogni anno tornava, passando sempre dalla via D’Asaro dove era nato. Tornava soprattutto durante la festa del Monte e con la sua telecamera a spalla – la “macina” la chiamava – viveva e registrava ogni momento della festa, a catturarne i momenti salienti. E a commuoversi ogni volta sotto il Cilio dei Burgisi o per le prummisioni a cavallo. Per tutti era il cameraman della festa, un ponte tra i racalmutesi divisi tra Racalmuto ed Hamilton. Così faceva anche per la festa che si svolge ad Hamilton a giugno. Immagini che poi inviava a Racalmuto, alla tv locale Studio 98, per diffondere il forte legame che i racalmutesi di Hamilton hanno sempre avuto per Racalmuto e per la sua festa più amata.

Aveva lasciato Racalmuto a 25 anni, nel 1957, raggiungendo i familiari. Portò con sé fresco di stampa Le parrocchie di Regalpetra di Leonardo Sciascia, che conservava dentro una vetrinetta accanto ad altri libri su Racalmuto, alle pietre di sale e di zolfo e alle immagini della Madonna del Monte.

Molto discretamente partecipava alle iniziative della “Fratellanza Racalmutese” e del club “Trinacria”, i circoli dei racalmutesi ad Hamilton, la città gemella di Racalmuto dove vivono tanti racalmutesi.

Sempre attento a quello che succedeva in paese, si dannava quando trovava qualcosa di storto. Più di vent’anni fa fece di tutto, stimolando i giovani di un giornale locale, La voce dei giovani, per far togliere un traliccio in mezzo ad una strada di campagna, nei pressi del Castelluccio. Amava interessarsi delle “cose” di Racalmuto e ad Hamilton accoglieva tanti giovani durante le visite dei gruppi folk, accompagnandoli alle cascate del Niagara o ad un caffè a James St., la strada dei racalmutesi.

Lu ‘zi Peppi Giglia, con la sua risata contagiosa e coinvolgente, seppe mantenere i rapporti con i parenti (i nipoti di Canicattì e i cugini di Racalmuto) e con tanti, tantissimi amici. Coinvolgendo anche la moglie Barbara, non italiana, ma strettamente legata anche lei a questo cuore caldo di Sicilia.

La sua “macina” ormai da qualche anno si è spenta. Ci restano le tante immagini realizzate, di Hamilton e di Racalmuto: a suggellare un legame tra due comunità separate dall’Oceano, ma strette nei sentimenti e da un rapporto che si rafforza grazie alla potenza delle tradizioni e della memoria.

Pubblicato da Malgrado tutto nel 2017

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