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Racalmuto, l’emergenza coronavirus e la rivincita dei piccoli negozi

Dopo il decreto ministeriale che vieta la gente ad uscire di casa, molti preferiscono le piccole botteghe per fare la spesa ed evitare file e attesa nei grandi supermercati. E dopo? Qual è il futuro dei piccoli commercianti del paese?

Lorella Agati

Le piccole botteghe che hanno resistito ai centri commerciali, allo svuotamento dei centri storici e alla crisi generale, un po’ di rivincita la stanno avendo nel tempo del coronavirus. Questo avviene nelle grandi città e anche nei piccoli paesi come Racalmuto. Sono perlopiù i generi alimentari quelli che nelle ultime settimane si stanno rivelando indispensabili e stanno registrando un importante incremento di vendite. Sono piccole e dignitosissime botteghe dove in poco spazio riesci a trovare quasi tutto. A Racalmuto, rispetto ai tanti che c’erano fino ai primi degli anni novanta, ne resistono una decina. Solo tre rimaste nel cuore del paese, tra la piazzetta e la Matrice.
“Sì, è vero. Stiamo avendo una buona risposta dei cittadini che preferiscono venire da noi piuttosto che frequentare grandi spazi e fare lunghe file”, ci dice Lorella Agati, giovanissima, che da un paio di anni ha sostituito il padre al bancone. Questi piccoli negozi resistono grazie anche a tradizioni che si trasmettono, come nel caso degli Agati la cui mortadella di lu zi Totu, tagliata un po’ più spessa del solito e insaporita con limone e pepe, è ormai una leggenda di paese. Ma mai come in questo periodo l’afflusso è stato così numeroso. Non accadeva da decenni: “Non viene più solo la vecchietta – dice Lorella – ma vengono anche coloro che solitamente fanno la spesa nei grandi supermercati anche fuori Racalmuto, magari a Canicattì o ad Agrigento. Fare la spesa oggi è anche un modo per trascorrere qualche ora di svago per le famiglie, ma con le privazioni che abbiamo tutti per l’emergenza, la gente preferisce questi piccoli negozi”.

Eduardo Giudice

Vendono di tutto. Pasta, latte, salumi, biscotti, ingredienti vari per la pizza del fine settimana fatta in casa. Tutto. Piccoli negozi di generi alimentari in paese se ne trovano, oltre che in piazza, quasi dislocati in ogni quartiere. In via Roma, al viale Falcone e Borsellino, alla Guardia, in piazza del Carmelo, in via Generale Macaluso. Molti si sono organizzati anche per la spesa a domicilio e pare che funzioni. Come ha sempre fatto l’Alimentare di via Duomo di Ferlisi o come fa Eduardo Giudice dalla via Macaluso: “Portiamo a casa alimenti di prima necessità – ci dice – i miei clienti sono sempre fedeli, quelli che vivono in questo quartiere preferiscono venire qui. Io faccio in modo di non farmi mancare nulla. Ovviamente in questo periodo qualcuno in più si ferma. Aspettano fuori, possono entrare solo due persone”.

Calogero Miceli

Anche le macellerie resistono alle grandi distribuzioni. La carne è carne, e ci vuole il macellaio di fiducia, all’antica. A chi taglia un filetto, rimuove grassi in eccesso, prepara bistecche e salsicce, bisogna guardarlo. L’occhio vuole sempre la sua parte. In paese ne sono rimasti meno di dieci. E tutti, più o meno, con buona carne. “Questa emergenza naturalmente ci sta dando un po’ di problemi, la gente non esce di casa come prima”, sostiene Calogero Miceli.

Giusy e Linda della Macelleria Borsellino

Una delle più antiche macellerie del paese (ci sono tracce storiche sin dal 1894), sta risentendo poco il fenomeno. Sergio Borsellino (nella foto piccola) ci dice, piuttosto, che c’è un leggero incremento: “L’unico handicap che riscontriamo è la mancanza dei clienti che venivano dai paesi vicini, come abitualmente succedeva prima del decreto ministeriale. In ambito locale è cambiato poco. Nei primi giorni molti clienti hanno fatto il pieno, pensando magari che potessero mancare le scorte. Non essendoci il mercatino settimanale molti vengono nelle macellerie, soprattutto il fine settimana. C’è stata all’inizio qualche difficoltà per la merce, ma poi tutto si è sistemato”.

Tengono i panifici. Mai come in questo periodo si era venduta tanta farina. Molti comprano più chili di pane per congelarlo ed evitare, giustamente, di uscire di casa ogni giorno. Poco o niente la tavola calda: pizzette, sfingioni e ‘mpignolate si fanno a casa: “Essendo tutti segregati in casa, giovani compresi – ci dice Salvatore Chiarelli dal panificio di via Nazionale – le famiglie comprano qualcosa in più”.

Giuseppe Rizzo

E i fruttivendoli? A Racalmuto ce ne sono quattro, più gli ambulanti. Le piccole botteghe di frutta e verdura restano i luoghi di intensi profumi e di pungenti odori di erbe aromatiche e sarde salate. “I clienti sono rimasti fedeli anche durante il coronavirus – ci dice il giovane Giuseppe Rizzo che, come gli altri, fa anche servizio a domicilio – certo, sentiamo la crisi, la gente non passa più come prima, noi lavoriamo mezza giornata in attesa che tutto questo finisca al più presto altrimenti arriveremo, lasciatemelo dire, alla frutta”. Battute a parte, tutti restano comunque preoccupati. E tutti si augurano che da questa esperienza la gente possa tornare a rivalutare i negozi del paese che in questo periodo difficile hanno accolto l’invito dell’amministrazione comunale ad attuare il servizio di “Banco Alimentare” per i più bisognosi. La gente lascia qualcosa, piccoli grandi gesti silenziosi di solidarietà.

E quando tutto questo sarà finito? In attesa di tempi migliori, intanto, ci si chiede se sarà il coronavirus a dare la botta finale ad una piccola economia già in declino da un decennio. Le botteghe più piccole sono quelle che vanno sostenute e non solo in queste settimane (e aggiungiamo anche tutte quelle attività chiuse come i bar, le pasticcerie, le rosticcerie, le pizzerie). Se abbassano le saracinesche loro chiude il paese. Per queste ragioni vanno presi subito importanti provvedimenti, pensando per esempio a dei benefici fiscali locali per le piccole attività.
La gente può fare la propria parte tornando a rivitalizzare i negozietti, ma i commercianti debbono in qualche modo trovare l’equilibrio giusto ed evitare che lo stesso prodotto, la stessa confezione di biscotti, per esempio, non costi il doppio rispetto a quella che possiamo trovare nei vari discount. E bisognerebbe inoltre che ognuno trovi e pubblicizzi meglio quella caratteristica che li rende unici e li contraddistingue, perché è anche vero che certe cose li trovi solo da loro: la mortadella buona, il fegato caiolato aromatizzato in un certo modo, la salsiccia pepata al punto giusto, il formaggio fresco, le uova di casa, la verdura di stagione a chilometro zero che arriva direttamente dai pochi coltivatori rimasti, la pasta e il pane genuino come quello dei nonni.

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